Totò Riina è morto. Il capo dei capi, il boss corleonese di Cosa nostra si è spento poco prima delle 4 del 17 novembre 2017. Aveva compiuto 87 anni poche ore prima, giovedì 16. I medici l’avevano detto: “Riina è in fin di vita”. E infatti nelle ultime settimane il boss aveva avuto un peggioramento e, dopo il doppio intervento chirurgico, il personale sanitario aveva da subito avvertito che difficilmente il boss, le cui condizioni di salute da anni erano compromesse, avrebbe superato le operazioni. Ma benché fosse molto malato, per i giudici poteva ancora esercitare un potere criminale nel caso in cui avesse fatto ritorno a Corleone, il suo paese natale. Ecco perché, qualche mese fa scorso, era stata rigettata la richiesta di fargli lasciare il carcere. Riina è quindi rimasto ricoverato nel reparto ospedaliero del carcere di Parma. Il suo stato era stato definito “lucido” e “vigile” poi, qualche giorno fa, è entrato in coma e stamani è morto. E andandosene ha portato con sé tutti i suoi segreti. Tutti quei delitti e intrighi su cui si tenta di fare luce da anni. (Continua dopo la foto)

Tutti conoscono il nome di Totò Riina, l’uomo semi analfabeta (“Sono un quinta elementare”, amava ripetere”) che ha terrorizzato l’Italia intera con un’escalation di violenza senza precedenti, pochi ricordano nei dettagli la sua lunghissima carriera criminale. Che, purtroppo, è fatta anche di misteri che mai saranno risolti. Dal ‘battesimo criminale’ ai suoi soprannomi, dagli omicidi e le stragi di cui si è reso colpevole al post pubblicato su Facebook e poi rimosso dal terzo dei suoi quattro figli avuti dalla moglie Ninetta Bagarella, Salvo. Detto ‘Totò’, anche il capo dei capi si chiamava Salvatore. Ma negli anni è stato soprannominato ‘‘u curtu’ per la sua bassa statura, ma anche ‘la belva’, ‘l’animale’, ‘il demonio’, si legge sulle pagine di cronaca giudiziaria. Fino al ‘capo dei capi di Cosa nostra’. Era nato a Coreone nel 1930 e aveva solo 18 anni quando arrivò il suo ‘battesimo criminale’ con l’accusa di aver ucciso un coetaneo durante una rissa, ricorda il Corriere della Sera. Condannato a 12 anni di prigione, entra in Cosa Nostra grazie a Luciano Liggio, che lo arruola nel suo gruppo di fuoco appena uscito dal carcere. Nel dicembre 1963, viene fermato di nuovo dai carabinieri di Agrigento: ha con sé una carta d’identità rubata e una pistola. Torna in carcere all’Ucciardone ma viene scarcerato per insufficienza di prove nel 1969. Da allora inizia la sua lunga latitanza, durata oltre 20 anni e costellata di delitti eccellenti. (Continua dopo le foto)


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L’arresto arriva il 15 gennaio del 1993, a Palermo. Impossibile dare un numero certo dei morti ammazzati. Pare siano più di 200 ma di sicuro c’è che gli sono costati 26 ergastoli, il primo dei quali per un delitto commesso a Corleone negli anni ‘50. L’accusa più grave nei suoi confronti è quella per gli attentati costati la vita ai magistrati Falcone e Borsellino e alle rispettive scorte avvenuti entrambi nel 1992, un anno prima della cattura. Riina era ancora imputato nel processo per la cosiddetta trattativa Stato – mafia e, finché la salute glielo ha consentito, ha sempre seguito le udienze del processo in videoconferenza. Non ha mai ceduto di un millimetro, non ha mai mostrato alcun segno di pentimento: “Io sono il parafulmine dello Stato italiano”, ha sempre detto. Nei giorni scorsi, come detto, è entrato in coma. Poi, alle prime luci dell’alba, se ne è andato per sempre. Poco prima della morte è giunto un provvedimento del ministero della giustizia: con il parere positivo della Procura nazionale antimafia e dell’Amministrazione penitenziaria, il ministro guardasigilli, Andrea Orlando, ha firmato il permesso per i figli di Totò Riina per vederlo nella struttura sanitaria a Parma. “Per me tu non sei Totò Riina, sei il mio papà. E in questo giorno per me triste ma importante ti auguro buon compleanno papà. Ti voglio bene, tuo Salvo”. Questo è il commento a caldo che, nel giorno dell’87esimo compleanno del boss, quindi poche ore prima della sua morte, il figlio Salvo ha scritto sulla sua pagina Facebook. Il post è stato poi rimosso, ma ha ricevuto centinaia di like e commenti di utenti che si sono uniti agli auguri per il padre.