Rivelazioni che stanno facendo discutere, quelle contenute in un articolo di Salvo Palazzolo su Repubblica. Totò Riina, intercettato il 22 agosto nel carcere di Opera, dice al compagno di ora d’aria, il pugliese Alberto Lorusso: «Ogni sei mesi Berlusconi ci pagava 250 milioni». Un modo per evitare che la mafia desse fuoco ai negozi della Standa. Questo il passaggio che è entrato nel fascicolo del processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia: «A noialtri ci dava 250 milioni ogni sei mesi». E spiega come iniziò tutto: «Quello… è venuto il palermitano… mandò a lui, è sceso il palermitano ha parlato con uno… si è messo d’accordo… Dice vi mando i soldi con un altro palermitano. Ha preso un altro palermitano, c’era quello a Milano. Là c’era questo e gli dava i soldi ogni sei mesi a questo palermitano. Era amico di quello… il senatore». Cioè Marcello Dell’Utri, che Riina definisce «una persona seria». Il «palermitano», spiega il cronista di Repubblica, dovrebbe essere invece il boss Tanino Cinà, che negli anni Settanta suggerì a Dell’Utri di mandare Vittorio Mangano come stalliere a Villa Arcore quando Berlusconi cercava «protezione».