Vai al contenuto
Questo sito contribuisce alla audience di

Torture alla Diaz, il poliziotto del G8: “Lo rifarei mille e mille volte”. Indignazione generale

  • Italia

 

“Io sono uno degli 80 del VII nucleo. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte”. A scriverlo su Facebook è Fabio Tortosa, classe 1973, che era a Genova nei giorni del G8. Poliziotto del reparto mobile di Roma, è dirigente sindacale, dirigente della federazione italiana di football americano e vicepresidente della squadra di football americano Lazio Marines. Sul social network il suo commento è del 9 aprile, due giorni dopo la condanna da parte della Corte di Strasburgo che ha dato ragione a Arnaldo Cestaro, una delle vittime del massacro operato dalle forze dell’ordine alla scuola Diaz. Il post ha fatto inevitabilmente discutere perché Tortosa rivendica con orgoglio quanto fatto dalla polizia nella scuola genovese tra le fila del VII nucleo sperimentale inquadrato nel primo reparto mobile, quello dei ‘celerini’ romani.

(continua dopo le foto)


Sulla vicenda sta effettuando verifiche gli uffici competenti della Polizia di Stato ed è intervenuto anche il presidente del Consiglio: No a “capri espiatori” sulle violenze alla Diaz del G8 a Genova, ma ancora non è stata fatta “chiarezza fino in fondo” sulle “responsabilità politiche di chi ha gestito quella vicenda”. E ancora: “Da presidente del Consiglio e da segretario del Pd il mio impegno è mettere il reato di tortura” ha detto Renzi, intervistato da Primo canale a Genova. “Genova è stata una pagina terribile per quelli della mia generazione, ne porteranno i segni per sempre”, ha sottolineato. “Faremo presto chiarezza su fatti di simile gravità. Con tutta la celerità necessaria e con il dovuto rigore, valuteremo il comportamento del poliziotto” ha confermato il ministro dell’Interno Angelino Alfano.

Pubblicato nella notte del 9 aprile alle 23,14, il commento del poliziotto non aveva avuto grossa risonanza. Pochi “amici” sul profilo, circa 150, e nel pomeriggio di oggi aveva raggiunto 190 “like”, i pollici all’insù su un massacro che macchia l’Italia davanti all’Europa. Degli ulteriori 194 commenti registrati molti condividevano con entusiasmo le parole del poliziotto. Che il giorno dopo, venerdì 10 aprile, era tornato sul suo ragionamento: “Esistono due realtà, due verità. La verità e la verità processuale. La verità processuale si è conclusa con una condanna di alcuni vertici della polizia di Stato e del mio fratello Massimo Nucera a cui va sempre il mio grande rispetto ed abbraccio. Poi esiste la verità, quella con tutte le lettere maiuscole. Quella che solo io e i miei fratelli sappiamo, quella che solo noi che eravamo lì quella notte sappiamo. Una verità che non abbiamo mai preteso che venisse a galla. Una verità che portiamo nei nostri cuori e nei nostri occhi a distanza di quasi 15 anni, quando quegli uomini incredibili si reincrociano in ogni piazza d’Italia in cui ci sia da avversare i nemici della democrazia. Quegli occhi che si uniscono in un abbraccio segreto. In un convenzionale e silenzioso ‘si’, lo sappiamo, ci hanno inculato. Ma che importa? non era la gloria quello che cercavamo. Quello che volevamo era contrapporci con forza, con giovane vigoria, con entusiasmo cameratesco a chi aveva, impunemente, dichiarato guerra all’Italia, il mio paese, un paese che mi ha tradito ma che non tradirò”.

G8 Genova, la Corte Europea condanna l’italia: “Ecco perché nella Diaz fu tortura…”


Caffeina Logo Footer

Caffeina Magazine (Caffeina) è una testata giornalistica online.
Email: [email protected]

facebook instagram pinterest
powered by Romiltec

©Caffeina Media s.r.l. 2025 | Registrazione al Tribunale di Roma n. 45/2018 | P. IVA: 13524951004


Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure