I giapponesi sono ligi per cultura, lo sanno tutti. Odiano il ritardo e odiano chi è relativo ad esso. Come noi, in questo caso. Negli uffici postali di tutto il Giappone infatti è apparsa una nota destinata a tutti coloro che devono spedire pacchi oltre-paese; in questa nota c’è scritto che in determinati nazioni del mondo sono molto probabili dei ritardi di consegna.
Nazioni in guerra o vittime di disastri naturali. La cosa curiosa in questa short list è che che oltre ad Haiti e Gaza, due nazioni colpite rispettivamente da terremoto e guerra, vengono inseriti pure Paraguay, Colombia, Georgia, Russia e… Italia. Nei primi due casi per la verità, non ci sarebbe nemmeno bisogno della spiegazione, chiunque sarebbe in grado di arrivarci da sé. A proposito dell’Italia invece, senza alcuna pretesa di ironia, le poste nipponiche sentono la necessità di chiarire che la causa dei possibili ritardi va ricercata nelle “pratiche doganali più rigide”. Più rigide rispetto alle abitudini parecchio lasche del passato, forse, ma anche nel confronto con tutto il resto d’Europa.
Nel continente siamo gli unici dove lo sdoganamento dei pacchi e delle merci prevede tempi paragonabili a chi si trova in guerra o è vittima di catastrofi naturali. Niente di nuovo sotto il sole, in fondo: gli operatori commerciali sanno perfettamente che alle volte passano mesi prima di recuperare un pacco fermo in dogana, dunque sono rassegnati in partenza. Fatto sta che non ci facciamo una buona figura.
Poste celeri: una lettera dalla Sicilia alla Sardegna arriva dopo 9 anni
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