È stata resa nota l’identità del bambino di 10 anni morto nell’esplosione di un camper vicino alla spiaggia di Bados, località balneare tra Olbia e Golfo Aranci, in Sardegna. Come ricostruiscono i quotidiani locali, dopo lo scoppio probabilmente provocato dal gas di una bombola, sarebbe divampato un incendio che ha coinvolto un altro mezzo e un carrello adibito al trasporto delle roulotte.
Il corpo del ragazzino è stato trovato carbonizzato all’interno del mezzo. Il padre del bambino rimasto ferito, ha riportato ustioni sul 40% del corpo ed è stato ricoverato in codice rosso al Centro ustioni dell’ospedale di Sassari. La madre è illesa ma a è stata soccorsa perché in grave stato di choc.
La donna è stata trasferita con un’ambulanza del 118 all’ospedale di Sassari.
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Chi era il bambino morto nell’incendio del camper a Bados (Olbia)
I genitori stavano cucinando, mentre il bambino era dentro il camper. Le fiamme, poi alimentate dal vento, si sono sviluppate dall’esterno e hanno avvolto il mezzo, causando l’esplosione di bombole di gas. Molti bagnanti, dopo l’incidente, sono fuggiti dalla spiaggia dove si trovava parcheggiato il camper.
Un intenso fumo nero, visibile anche in lontananza, si è levato dal luogo dell’incendio, poi spento dai vigili del fuoco intervenuti sul luogo della tragedia insieme ai carabinieri della compagnia di Olbia. La tragedia è avvenuta poco dopo l’ora di pranzo, alle 13,50. La vittima si chiamava Samuel Imbuzan, aveva 10 anni ed era residente con la famiglia a Rimini. Il padre è di origine romena, mentre la madre è italiana. La famiglia faceva parte di una comitiva formata da due roulotte e due camper partita da Rimini per venire in vacanza in Sardegna.
Testimoni che si trovavano in spiaggia hanno riferito di aver sentito uno scoppio, come quello di una bombola. La morte di un bambino “è una delle cose peggiori che potesse capitare nel nostro territorio”. Il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, parla dalla spiaggia di Bados: “Non possiamo che adoperarci per portare un po’ di sostegno alle persone che hanno perso tutto. Non ci sono parole. Ci siamo già attivati coi servizi sociali”.