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Referendum in Irlanda, verso il sì ai matrimoni gay

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L’Irlanda verso il sì ai matrimoni gay. Il verdetto del referendum è stato emesso con un tweet dal ministro per le pari opportunità Aodhan O’Riordain: secondo i primi risultati dello spoglio, gli irlandesi hanno detto sì al matrimonio gay. E il Paese passerà così alla storia, perché se sono già 21 quelli che in tutto il mondo hanno aperto ai matrimoni tra omosessuali, l’Irlanda è il primo a farlo passando per una consultazione popolare. Le previsioni sul referendum sono state dunque rispettate e John Murray, importante attivista e membro del think tank messo in piedi dal cattolico Iona Institute per la campagna per il ”no”, si prepara ad ammettere la probabile sconfitta. Anche il premier Enda Kenny, poi, rompendo l’istituzionale riserbo, si è detto ”ottimista per la vittoria del sì. Con questo referendum il popolo irlandese sta mandando un messaggio pionieristico”. Sulla scheda del referendum, i 3,2 milioni di irlandesi chiamati a votare hanno dovuto rispondere a una semplice domanda: volete che sia emendato l’articolo 41 della Costituzione del 1937 con l’inserimento di una nuova clausola nella sezione dedicata alla famiglia? Dove la clausola è: ”Il matrimonio può essere contratto per legge da due persone, senza distinzione di sesso”.

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Lo spoglio delle schede è iniziato alle 9 ora locale e il risultato finale si avrà nel primo pomeriggio. Nelle 24 ore che hanno preceduto il referendum, sono stati i social media a documentare il ritorno in Irlanda di tanti lavoratori all’estero, principalmente dal Regno Unito e dall’Europa. E come sostiene John Lyons, uno dei quattro parlamentari irlandesi, su 166, apertamente gay: ”Se il sì ha vinto è dovuto in larga parte alla mobilitazione dei giovani elettori. Il che dimostra come una piccola isola, ai confini dell’Europa e sulla rotta per l’America, può essere un faro di luce nel mondo”. Leo Varadkar, ministro della Salute, che ha smesso di nascondere la sua omosessualità nel momento in cui il governo ha scelto di sostenere il cambiamento della Costituzione ha detto: ”Saremo il primo Paese nel mondo a garantire l’uguaglianza nel matrimonio nella nostra Carta, e a farlo con un mandato popolare. In questo giorno è un orgoglio essere irlandesi”. La campagna per il ”sì” ha avuto il sostegno dei principali partiti politici, con l’eccezione degli esponenti più conservatori del Fianna Fail e del Fine Gael, soprattutto quelli provenienti dalle aree rurali, e opinion leader di vario carisma, come il primo ministro Enda Kenny e Bono degli U2.

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