Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Rimini, Vinicio Cantarini, ha deciso di respingere la richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa di Louis Dassilva, il 35enne cittadino senegalese detenuto dal 17 luglio scorso con l’accusa di aver ucciso Pierina Paganelli, una donna di 78 anni ritrovata senza vita nei garage di un complesso residenziale a Rimini. La decisione arriva in un momento cruciale per l’inchiesta, che si avvicina rapidamente alla sua fase conclusiva, con l’unico indagato ancora al centro di un quadro probatorio tutt’altro che definito.
La prossima e forse decisiva udienza è fissata per il 28 aprile, data in cui verranno presentati i risultati di una perizia fondamentale. Il perito nominato dal giudice dovrà chiarire le immagini della telecamera della farmacia, la cosiddetta cam3, situata nei pressi del luogo del delitto, soffermandosi in particolare sul colore della pelle del soggetto ripreso durante la notte in cui è avvenuto l’omicidio. Un dettaglio che, se riconducibile o meno a Dassilva, potrebbe segnare un punto di svolta nel procedimento.
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Pierina Paganelli, la decisione del gip su Louis Dassilva
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Dassilva avrebbe fornito una versione inattendibile riguardo ai suoi movimenti la mattina del 4 ottobre 2023, giorno del ritrovamento del corpo. In particolare, avrebbe affermato di aver toccato il collo della vittima per verificarne lo stato, ma le analisi scientifiche avrebbero smentito questa possibilità: se l’avesse fatto davvero, avrebbe inevitabilmente lasciato tracce ematiche su di sé. A rafforzare i dubbi sulla sua testimonianza, anche il fatto che nessuno dei presenti sulla scena del crimine avrebbe notato tale gesto. Gli investigatori ipotizzano che si sia trattato di un tentativo premeditato di giustificare eventuali tracce di dna, che però, sorprendentemente, non sono state rilevate.

Una conversazione intercettata in carcere tra Dassilva e la moglie Valeria Bartolucci viene citata dalla Procura come indicativa del suo reale coinvolgimento. La donna, riferendogli che in televisione era stato detto che non vi erano sue tracce genetiche sulla scena del crimine, riceve una risposta carica di sorpresa: “Davvero?”, esclama l’uomo, facendo il segno della croce e portandosi le mani al volto. Per il pubblico ministero Davide Paci e la squadra mobile, questa reazione non è quella di un innocente sollevato, ma di chi temeva l’opposto.
Altro elemento sotto la lente degli investigatori è la testimonianza di una donna che sostiene di aver visto Dassilva allontanarsi in auto da via Del Ciclamino dopo il ritrovamento del cadavere, smentendo così un’altra parte della sua versione dei fatti. La nuora della vittima, Manuela Bianchi, sarebbe inoltre in grado di confermare la presenza dell’indagato sul luogo del delitto, dettaglio che aggiunge ulteriori ombre su una figura già fortemente sospettata. Se non ci saranno svolte inattese, entro il 16 luglio, data in cui scade la carcerazione preventiva, la Procura formalizzerà la richiesta di rinvio a giudizio. Il processo, a quel punto, potrebbe iniziare già entro la fine di settembre davanti alla Corte d’Assise. Sarà allora che i nodi dell’inchiesta verranno al pettine, e si potrà finalmente chiarire se Louis Dassilva sia davvero colpevole del brutale omicidio di Pierina Paganelli o se si tratti di un clamoroso errore giudiziario.