Tra le prime persone a entrare nella Basilica di San Pietro per rendere omaggio a Papa Francesco, c’è un volto familiare a chi conosce da vicino la Chiesa della prossimità e dell’inclusione: suor Geneviève Jeanningros. Religiosa dal carisma semplice e rivoluzionario, è nota per il suo impegno a fianco degli emarginati, in particolare delle persone trans e della comunità circense, realtà spesso dimenticate, ma al centro della sua missione quotidiana.
Amica personale del Pontefice, suor Geneviève è stata, nel corso degli anni, una presenza costante accanto a chi vive ai margini. È stata proprio lei a far conoscere al Papa la realtà del mondo del circo e delle persone transgender, portando all’attenzione del Santo Padre storie. Come quella di Alessia Nobile, donna trans credente, che il 21 giugno scorso era andata a Roma per incontrare il Papa e consegnargli il libro in cui ha raccontato la sua storia: ”La bambina invisibile”.

Funerali papa Francesco, protocollo rotto per suor Geneviève Jeanningros
Per oltre 56 anni ha vissuto la sua pastorale in mezzo alle comunità Lgbtq + e ai giostrai del Luna Park di Ostia Lido, con i quali ha condiviso la vita, abitando in una roulotte insieme alla consorella Anna Amelia. La religiosa, appartenente alla Congregazione delle Piccole Sorelle di Gesù – ispirata alla spiritualità di Charles de Foucauld – ha sempre vissuto in mezzo alla gente, scegliendo non i palazzi ma le roulotte, non le luci della ribalta ma i retroscena umili della vita vera. Accanto agli artisti di strada, ai lavoratori itineranti, alle persone transgender escluse anche dagli ambienti ecclesiali, suor Geneviève ha costruito legami, non giudizi.

Per la piccola suora il Vaticano ha rotto il protocollo. Un’occasione più unica che rara, perché suor Geneviève Jeanningros è stata l’unica non porporata ammessa alla traslazione della salma del Papa. I cardinali e i vescovi hanno sfilato dietro di lei in processione per l’ultimo saluto, mentre lei è rimasta lì, ferma, per diversi minuti, a pregare davanti alla bara del pontefice, con uno zainetto in spalle e un fazzoletto per asciugare le lacrime.


Papa Francesco la prendeva in giro chiamandola ”l’enfant terrible” per quello sguardo vispo, occhi azzurri, come un bambino. Il suo gesto, così silenzioso ma potente, è un tributo non solo all’uomo Jorge Mario Bergoglio, ma al pastore che ha fatto dell’accoglienza il suo motto. Suor Geneviève, grande amica di papa Francesco, rappresenta la continuità di una missione pastorale che è arrivata nei luoghi più dimenticati come le comunità Lgbtq e i giostrai.