Un ex minatore sardo racconta di aver inventato malattie per una vita, e anche grazie alla cassa integrazione ha maturato l’assegno Inps. Carlo Cani ha accumulato giorni e giorni di malattia per la sua claustrofobia. Quel lavoro a centinaia di metri di profondità non faceva per lui: “Non idoneità al servizio”. Tutto regolare, grazie ai certificati medici presentati. Ed è lui stesso a raccontare la sua storia: “Mi inventavo di tutto: amnesie, dolori, emorroidi, camminavo sbandando come fossi ubriaco. Mi capitava di urtare la parete con un pollice e lavorare con un dito gonfio ovviamente era impossibile. Altre volte mi finiva la polvere in un occhio. E poi il collo, mesi passati con il collare per tenere a bada una maledettissima cervicale. Ma la verità è che non ce la facevo, la miniera non era roba per me”. Sui social network le parole del sessantenne di Santadi non sono passate inosservate, e gli insulti piovono. Ma non sono tutti così e il quotidiano La Stampa ricorda quei lavoratori che al proprio impiego non volevano rinunciare: “Per chiedere di non fermare l’attività estrattiva, i minatori di Nuaxi Figus hanno organizzato cortei, occupazioni e proteste di ogni genere. In gruppo, nel 2012, si sono persino asserragliati a quattrocento metri di profondità”. L’autore della truffa, invece, a quel lavoro non era invece così legato. Ha sfruttato lo “scivolo” del prepensionamento e ha dimenticato per sempre la polvere di carbone sugli occhi. Tra malattie di ogni genere, riabilitazioni, riposi accumulati e ammortizzatori sociali Carlo Cani ha maturato 35 anni di servizio, 26 dei quali proprio negli organici della Carbosulcis. E dal 2006 l’Inps gli versa regolarmente l’assegno mensile.