Qualche giorno fa Domnica Cemortan aveva lanciato un ultimatum a Francesco Schettino, l’ex comandante della Costa Concordia: “Parla, altrimenti lo faccio io”. Un invito a dire la verità sulla tragedia dell’Isola del Giglio. Ora il tempo è scaduto e Domnica riprende il discorso attraverso una intervista al settimanale Oggi. La ballerina moldava sostiene che la notte del naufragio, mentre migliaia di persone si accalcavano ai ponti più bassi della nave per saltare sulle scialuppe di salvataggio, lei, Schettino e il maitre Ciro Onorato, si mossero in direzione opposta. «Salimmo al ponte 11, e anche se Schettino sostiene di esserci andato per controllare la dritta della nave io dico che eravamo lì ad aspettare un elicottero che portasse via tutti e tre. O forse solo qualcuno di noi». «Mentre a bordo si scatenava l’inferno e decine di persone perdevano la vita, veniva predisposta un’uscita rapida e indolore per pochi privilegiati».
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E ancora: «Schettino era sempre al telefono. Parlava con qualcuno, ma non capivo cosa dicesse. Dopo aver dato l’ordine di abbandonare la nave, chiese a me e a Ciro di seguirlo sul ponte 11. Sinceramente non capivo. Perché andare lassù?». «Nessuno parlò dell’arrivo di un elicottero – continua Domnica Cemortan – ma mentre eravamo lì, il comandante aveva un’aria impaziente, continuava a guardarsi in giro, come se aspettasse qualcosa. A un certo punto disse: “Ma qui non ci vede nessuno!”. Il riferimento mi è sembrato inequivocabile. Chi mai doveva vederci di notte in cima alla nave? Da sotto nessuno ci poteva vedere. Evidentemente era dall’alto che dovevamo renderci visibili». Domnica si avvicinò allora a Ciro e accese la spia luminosa sul suo giubbotto salvagente: «Volevo segnalare la nostra posizione ma non arrivò nessuno. Dopo una ventina di minuti, arrivò una telefonata a Schettino. Quando la interruppe gli chiesi se stava arrivando un elicottero, ma lui rispose che i piani erano cambiati e dovevamo tornare giù, ai ponti inferiori».