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Papa Francesco, la “facies hippocratica” che anticipava la fine: non poteva essere salvato

  • Italia
I cardinali papabili per il dopo papa Francesco: le ipotesi e tutti i nomi

Alle prime luci dell’alba, come da consuetudine, Papa Francesco si era svegliato. La sua routine mattutina, scandita da ritmi lenti e misurati, rifletteva le condizioni di salute ormai fragili che da tempo accompagnavano il Pontefice. Ma alle 7 del mattino, qualcosa è cambiato improvvisamente. Un malessere inatteso ha colto Jorge Mario Bergoglio di sorpresa, lasciando spazio all’inquietudine tra i collaboratori più stretti. Il primo sospetto è stato drammatico: un possibile ictus. In pochi minuti, la situazione è precipitata. I medici sono stati allertati con urgenza, ma il declino è apparso subito inarrestabile. La Santa Sede ha confermato poco dopo: si è trattato di un deficit neurologico acuto, culminato in un collasso cardiocircolatorio irreversibile.

A confermare la diagnosi è stato Andrea Arcangeli, medico vaticano, che ha parlato di “ictus cerebri, coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile”. Eppure, per molti esperti, i segnali della crisi erano già visibili. Durante la sua ultima apparizione pubblica, nel giorno di Pasqua, il volto del Papa mostrava segni preoccupanti. I medici parlano di facies hippocratica, una particolare espressione del viso che si manifesta nei pazienti in condizioni critiche: occhi infossati, pelle grigiastra, volto scavato e il naso sottile, quasi affilato. “È un segnale che preannuncia, nei pazienti affetti da gravi patologie, il probabile ed imminente esito finale”, hanno spiegato alcuni specialisti.

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Papa Francesco morto, i segnali che non poteva essere salvato

A offrire un quadro tecnico più dettagliato è Francesca Romana Pezzella, neurologa presso la Stroke Unit dell’ospedale San Camillo di Roma. Intervistata dal Corriere della Sera, ha ricordato che “l’ictus cerebrale è un danno al cervello persistente, dovuto a problemi vascolari”. Le cause principali possono essere due: ischemia, cioè l’occlusione di un’arteria cerebrale, oppure emorragia, la sua rottura. Nel caso del Pontefice, l’emorragia cerebrale sembra l’ipotesi più probabile. La dottoressa sottolinea inoltre come sintomi premonitori quali difficoltà nel linguaggio, paresi facciale o debolezza agli arti debbano essere interpretati tempestivamente. “Ogni secondo conta. È sbagliato farsi accompagnare in ospedale, bisogna chiamare il 112”, avverte.

L’età avanzata e una condizione clinica complessa hanno sicuramente giocato un ruolo chiave. Il rischio di ictus, infatti, raddoppia ogni dieci anni dopo i 55, e la predisposizione familiare aumenta le probabilità del 30%. Papa Francesco conviveva da anni con ipertensione, diabete e sovrappeso: un insieme di fattori che ne aggravavano la fragilità. A completare il quadro clinico, vi erano problemi respiratori noti, che però secondo i medici non sarebbero stati direttamente collegati all’evento fatale. “L’ictus non ha niente a che vedere con i problemi respiratori. Potrebbe essere stato provocato da un picco di ipertensione”, è una delle ipotesi più accreditate.

Sul Giornale, Melania Rizzoli ha riportato nuovamente l’attenzione sulla facies hippocratica, descrivendola come tipica nei casi di patologie terminali, come peritoniti, emorragie interne gravi o insufficienze respiratorie acute. A supporto della diagnosi visiva, viene citato anche il sistema FACS, Facial Action Coding System, che consente di valutare lo stato clinico del paziente analizzandone le espressioni del volto.

Infine, a rassicurare i fedeli, sono le parole di Elena Bignami, presidente della Società italiana di anestesia e rianimazione, che ha dichiarato a Repubblica: “Anche se si fosse trovato in una struttura sanitaria, non si sarebbe potuto fare di più”. Ha poi aggiunto: “Molto probabilmente non ha sofferto. È andato in coma quasi subito”. Una fine repentina, silenziosa, che ha colto tutti di sorpresa. Ma che, a ben guardare, era forse già scritta nel volto stanco del Papa.


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