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Omicidio Yara Gambirasio, la disperazione di Bossetti: “Potrei farla finita se…”

  • Italia

Ancora dettagli dalle intercettazioni a Massimo Giuseppe Bossetti, indagato per l’omicidio di Yara Gambirasio. “Ho paura di perdere tutto io, capito! Non mi fanno più uscire, mi inchiodano qua Fabio! lo so!”. Sono le parole in lacrime di Bossetti al fratello minore in un colloquio tra i due intercettato il 23 dicembre scorso. “Voglio sapere se quel Dna è mio, come cavolo ci sia finito li, come cavolo si sia trasportato lì. Sono innocente, innocente e lo dirò fino alla fine, lo so che rischio grosso, rischio l’ergastolo”. Poi la minaccia: “Se mi arriverà, se mi daranno la condanna io la faccio finita giuro, perché non è giusto che un innocente deve finire in carcere”.

(continua dopo la foto)


Ma ci sono anche passaggi degli agenti che hanno arrestato Bossetti: “Non ci parli neanche, è un po’ che le stiamo dietro, sono tre anni e mezzo che le stiamo dietro (…) stia zitto, stia zitto e abbassi la testa …”. E ancora: “Siamo riusciti eh! Dopo tre anni e mezzo siamo riusciti a incastrarti eh! Che cazzo gli hai fatto vedere a quella povera ragazza!”. E la replica “Ma di che cosa state parlando, mi spiegate qual è il motivo?”. “Bossetti è inutile che neghi, è riuscito ad andare avanti con la sua routine quotidiana a non far vedere niente a nessuno, ma da lei qui è bloccato, è finito…”.  Il fratello Fabio gli chiede “in quel momento lì cosa ti è passato per la testa?”. E Bossetti ammette: “Non capivo più niente, non sapevo più niente e gli faccio ma mi spieghi: ‘la spiego, conosce il caso Yara’, sì, chi non lo conosce, fa ‘non ha niente da dirmi’ fa, cosa le devo dire mi state inchiodando per quel caso, per la ragazza? Ma state scherzando o cosa?, ‘No no Bossetti, al cento per cento lei è il colpevole per noi’, no vi state sbagliando, mollatemi, state sbagliando, fa ‘stia calmo (…) aspetti di arrivare davanti al pm dopo vediamo che si sta sbagliando’, allora non ho più parlato”.

E aggiunge: “mi stavano accusando di un omicidio che non ho mai fatto, mi tirano fuori dalla macchina, già da li guarda, li se non sono crollato, i cori che ho sentito guarda, mi sono ricordato quando hanno arrestato Veronica (Panarello, accusata di aver ucciso il figlio Loris Stival, ndr), davanti al carcere che gli dicevano di tutto, quando ha detto portatemi giù a letto sorvegliato a vista, mi sono ricordato quei momenti li”. Poi, “mi hanno portato li nella caserma alle Valli a Bergamo, mi hanno rinchiuso in una gabbia (…) Polizia di Stato, Ros di Brescia, carabinieri, casino di gente c’era dentro tutti che mi guardavano, facevano le foto, sono seduto li, ammanettato in attesa che arrivava il pm e intanto si passavano a vicenda, seduti uno di qua uno di la, si passavano a vicenda il loro telefono ‘fammi la foto’, fa ‘guarda, uscito bene, guarda, adesso la mando via subito’, dopo la mandavano in facebook qualcosa così…”.

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