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Omicidio Yara, “confusione” sul Dna: oltre 100 analisi per incastrare Bossetti. Ma la difesa ha una carta da tentare

  • Italia

In questi giorni si è tornato a parlare delle indagini sulla morte di Yara Gambirasio con una novità apparentemente in grado di scagionare Massimo Giuseppe Bossetti. Questione di Dna, o meglio, differenze tra quello nucleare e quello mitocondriale. A quest’ultimo, poiché diverso da quello del famoso “Ignoto 1” poi identificato in Bossetti, si aggrappa il difensore del presunto omicida. Ma, dicono gli esperti, è una via non percorribile. Perché quei pochi centimetri quadrati degli slip di Yara sono stati analizzati più di cento volte. Poi, altre decine, anche i suoi leggings, ma sempre con lo stesso risultato. E cioè la sequenza del Dna nucleare di Ignoto 1. Per la scientifica e gli inquirenti non c’è alcun dubbio: ad avere ucciso Yara è stato Bossetti. L’anatomopatologa ncaricata dalla procura, Cristina Cattaneo, ha mandato ai laboratori dei carabinieri prima gli slip e, una settimana dopo, i leggings della vittima. Le analisi sono partite dal generale per arrivare al particolare. Prima gli indumenti sono stati sottoposti a migliaia di analisi. Poi la lente si è concentrata sua aree più circoscritte. In particolare, quella sulla destra con un taglio netto da lama: lì c’era il Dna di Yara insieme a quello di un maschio. Il sangue della vittima e il sangue del presunto killer che – seondo la procura – si è tagliato mentre la aggrediva. Per questo gli uomini del Ris hanno diviso il tessuto in quadrati sempre più piccoli, come in una griglia. Hanno visto che nella traccia mista, come se procedessero dalla periferia al cuore di una macchia, la proporzione del Dna di Yara diminuiva mentre aumentava quella del Dna maschile. Il cuore era il punto su cui concentrarsi. Da lì le numerose analisi che hanno confermato il profilo genetico ribattezzato “Ignoto 1”. E per gli inquirenti e i tecnici non c’è altro: hanno la certezza di avere il Dna del presunto killer. Un risultato basato sul Dna nucleare, che identifica una persona come la sua impronta digitale.

(continua dopo la foto)


Di qui al Dna mitocondriale che è l’arma che il difensore di Bossetti cercherà di usare. Il Dna mitocondriale non identifica una persona, ma indica la sua linea materna. Tramite il Dna nucleare si era già risaliti al padre di Ignoto 1, l’autista di Gorno morto nel 1999. Il presunto killer era suo figlio illegittimo per forza, perché i due figli legittimi non corrispondono a Ignoto 1. Ma questo non si trovava. Quindi è stato messo in opera il tentativo di arrivarci attraverso la madre con il Dna mitocondriale. Sono state selezionate 532 persone, sopratutto donne, che dalla Valle Seriana (zona dell’autista) si erano trasferite nella zona dell’omicidio. I loro Dna mitocondriali sono stati confrontati con il Dna mitocondriale di Ignoto 1. O almeno così si riteneva. Esito: nessuna era la madre. Dentro, però, c’era Ester Arzuffi, la mamma di Massimo Bossetti. Perché? Il consulente del pm, nella relazione depositata di recente, ha indicato che il confronto in realtà era stato compiuto con il mitocondriale di Yara. E che quello mitocondriale di Ignoto 1 non corrisponde a quello mitocondriale di Bossetti. Quindi o è un errore, o è il suo ma è stato coperto da quello di Yara, o potrebbe esserci un Ignoto 2. Questa, secondo la difesa, è la prova che l’assassino non è lui. Non è così per l’accusa secondola quale il Dna nucleare (quello identificativo e dunque certo scientificamente) colloca l’indagato sulla scena del delitto. 

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