Sebastiano Visintin ha lasciato nuovamente Trieste per rifugiarsi a Fano, nelle Marche, durante il periodo pasquale del 2025. L’uomo, che risulta indagato per l’omicidio della moglie Liliana Resinovich, ha spiegato la sua decisione in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Piccolo, lamentando l’invadenza dei media: “Colpa dei giornalisti”, ha detto, raccontando di essere continuamente assediato da troupe televisive che si appostano davanti alla sua abitazione anche durante la notte. “Mi suonano il campanello, mi battono la porta, mi aspettano fuori. Non c’è rispetto, a mio avviso questo non è giornalismo… Ho fatto anche un video, molto emblematico, su tutte le troupe che ho davanti alla mia abitazione”, ha dichiarato Visintin, visibilmente provato.
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L’ex marito di Liliana Resinovich, 63 anni, ha dunque scelto di allontanarsi dalla ribalta mediatica dopo mesi di esposizione continua nei salotti televisivi italiani. Lo ha fatto seguendo, per la prima volta in modo deciso, il consiglio dei suoi legali, gli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua, i quali hanno già espresso l’intenzione di rivolgersi ai carabinieri qualora l’assedio mediatico dovesse continuare. Una svolta significativa per Visintin, che fino a poco tempo fa appariva regolarmente in televisione per raccontare la sua versione dei fatti.

Omicidio Liliana, il parere di uno youtuber sui filmati di Visintin
A pesare nella memoria dell’uomo c’è ancora l’esperienza della perquisizione notturna nella sua abitazione. “Ho aperto la porta agli agenti e ho chiamato l’avvocato che mi ha detto di stare tranquillo”, ha raccontato. “D’altronde ci sono delle indagini e non mi sono opposto in nessun modo, sono stato disponibile e gli investigatori mi hanno ringraziato. Sono agenti nuovi che non conosco. Comunque sette ore di perquisizione di notte… non è stata una bella esperienza”. Un episodio che conferma quanto il caso continui ad avere risvolti investigativi complessi e carichi di tensione.

Al centro dell’alibi di Sebastiano Visintin ci sono alcuni video registrati la mattina della scomparsa e successiva morte della moglie Liliana. A sostegno della sua posizione, i legali hanno incaricato due consulenti tecnici: un medico legale e un esperto informatico. L’obiettivo è quello di approfondire le analisi sui dispositivi elettronici dell’uomo, in particolare sulla GoPro con cui avrebbe girato alcuni dei filmati chiave.

Proprio su questi video, però, si addensano nuovi sospetti. Paolo Ferrini, youtuber pisano che ha dedicato un’indagine autonoma al caso, sostiene che le immagini possano essere state manipolate. “Ritengo che possano essere state manipolate a posteriori perché all’interno dei filmati c’era qualcosa da eliminare”, ha affermato. Ferrini ha spiegato che nei video analizzati si notano incongruenze temporali che fanno pensare a tagli o accelerazioni: “Tra il video 450 e il 451, registrati in via Mazzini, vengono percorsi 500 metri in 18 secondi come se la bici di Sebastiano fosse andata a cento all’ora. Nei video 455 e 456 vengono percorsi in via Bonomea 800 metri in tredici secondi, che corrispondono a 250 chilometri orari”. Tutti gli elementi raccolti sono stati trasmessi all’autorità giudiziaria, aggiungendo un nuovo tassello a un caso che, a distanza di oltre due anni, continua a suscitare interrogativi e clamore.