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“Addio, ha vissuto e lottato con coraggio”. Lutto in Italia. Al centro di uno dei fatti di cronaca più drammatici della nostra storia, ha tenuto gli italiani col fiato sospeso. Dalla sua storia è nata anche una fiction

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La sua storia tenne con il fiato sospeso, suscitando molto interesse e una grandissima commozione. Era la fine degli anni ’90 quando il suo volto finì in modo molto tragico sulle pagine di tutti i giornali nazionali. Fortunatamente la sua storia si è conclusa bene, ma quello che lui e la sua famiglia hanno dovuto patire è stato terribile: un evento che nessuno potrà mai scordare. All’età di 83 è morto a Brescia l’imprenditore di Manerbio Giuseppe Soffiantini. Era il 1997 quando venne rapito dall’Anonima Sequestri, rimanendo nelle mani della banda per ben 237 giorni. Il suo fu un caso molto particolare, i suoi figli durante il rapimento furono vittime di un’estorsione da parte del generale dei carabinieri Francesco Delfino. Per questo il generale fu condannato a tre anni e 4 mesi per truffa. Il rapimento durò dal 17 giugno, quando venne prelevato dalla sua abitazione di Manerbio, fino al 9 febbraio 1998 quando venne liberato ad Impruneta, in provincia di Firenze dopo il pagamento da parte della famiglia di un riscatto di cinque miliardi di vecchie lire. Il rapimento fu una delle ultime clamorose azioni dell’Anonima Sequestri asl nord Italia. Il periodo in cui l’imprenditore bresciano rimase nelle mani dei sequestratori fu contrassegnato anche da un conflitto a fuoco costato la vita all’ispettore di polizia Samuele Donatoni. Artefici del sequestro furono Mario Moro, un pastore sardo e Pietro Raimondi, di Manerbio: i due si erano conosciuti in carcere. (continua dopo la foto)



Successivamente Soffiantini era stato ceduto a un altro gruppo di banditi capeggiati da Attilio Cubeddu e Giovanni Farina e trasferito in Toscana, dove avrebbe trascorso tutto il periodo della prigionia. I mesi trascorsi in mano all’Anonima si riveleranno per Soffiantini particolarmente duri: a parte i problemi di salute, all’industriale bresciano verranno tagliate parti di entrambe le orecchie. “Abbiamo pagato il riscatto, ora, rapitori, dimostrate di essere corretti: liberatelo”, questo fu un passaggio dell’appello rivolto ai sequestratori dai tre figli dell’imprenditore, Paolo, Giordano e Carlo, poche ore prima della sua liberazione. Il 25 gennaio 1998, i rapitori avevano inviato a Enrico Mentana, allora direttore del Tg5, una lettera di Soffiantini con un lembo di orecchio. (continua dopo le foto)

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Nel corso del sequestro, il 17 ottobre 1997, fu ucciso a Riofreddo, durante un blitz fallito per tentare di liberare Soffiantini, il poliziotto Samuele Donatoni, ispettore del Nocs, i nuclei speciali della Polizia. Donatoni è stato poi premiato con la medaglia d’oro al valor civile. L’agente di polizia, su decisione della procura bresciana, si era sostituito a un emissario dei Soffiantini incaricato di consegnare il riscatto. Sulla vicenda l’imprenditore scrisse anche un libro intitolato “Il mio sequestro”, dal quale poi è stato costruito uno sceneggiato televisivo per Canale 5 con Michele Placido. Rimasto vedovo della moglie Adele Mosconi lo scorso maggio, Soffiantini lascia tre figli Carlo, Giordano e Paolo. La camera ardente verrà allestita alla Poliambulanza.

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