L’abbazia di Chiaravalle, a Milano, il monastero cistercense fondato nel XII secolo da san Bernardo da Chiaravalle, meta ogni anno di migliaia di visitatori e fedeli, si riscopre luogo dei misteri. E di non poche polemiche visto il tenore di alcune denunce e racconti. Segnalazioni che parlano di omosessualità, di rapporti equivoci tra religiosi e ospiti, di incontri clandestini nelle celle. Secondo il resoconto fatto da Repubblica, sono almeno quattro le persone che, in modalità diverse, hanno raccontato di approcci di questo tipo all’interno del monastero. La procura ha iscritto nel registro degli indagati per violenza sessuale due monaci, poi — dopo aver indagato per quasi sei mesi — ha chiesto l’archiviazione perché “non è stato comunicato alcun elemento idoneo a riscontrare l’originario ipotesi investigativa” perché “non sono emersi elementi idonei a sostenere l’accusa agli indagati di violenza sessuale”.
Tutto è cominciato quando, oltre un anno fa, un italiano di 45 anni si è rivolto ai magistrati raccontando di essere finito in quell’abbazia, pochi mesi prima, poiché viveva in uno stato di indigenza a causa della perdita del lavoro”. Ha spiegato che quando si è recato per cercare cibo e un posto dove dormire, sono iniziati gli approcci. In vari incontri, racconta, un monaco “mi ha sfiorato le cosce da sopra i pantaloni, mentre altre volte mi ha sfiorato il pube. Nell’ultima occasione, il giorno di Ferragosto, ha introdotto la mano nei miei pantaloni e ha palpato i miei genitali, da sopra le mutande. Tuttavia, costretto dalla necessità di mangiare sono tornato ancora nella predetta abbazia per prendere il cibo e spesso il religioso ha ripetuto le stesse molestie”. I fatti sembrano più di uno: uno degli altri ospiti ha dichiarato di essere stato consenziente alla consumazione del rapporto sessuale con un monaco“; altri che hanno raccontato approcci sessuali hanno deciso di non sporgere querela, mentre sul denunciante la procura scrive che “non avrebbe manifestato un esplicito dissenso”. Nessuna violenza sessuale, dunque, nessuna prova di costrizione, anche se video e racconti documentano atti sessuali consumati in abbazia.
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Poi c’è il racconto di un albanese di 44 anni arrivato in Italia con un permesso di soggiorno per fini religiosi, che ha raccontato di aver avuto incontri sessuali nella sua stanza con dei monaci. “Ero consenziente”, ha messo a verbale. E, dopo essere stato invitato ad abbandonare l’alloggio, ha prodotto agli investigatori dei video, che lo mostrano durante rapporti orali e palpeggiamenti. Anche altri due ospiti del monastero — un romeno di 18 anni e un italiano di 40 — hanno raccontato di essere stati avvicinati da alcuni religiosi. I due non hanno fatto denuncia, perché hanno preferito andar subito via da Chiaravalle. La testimonianza del romeno è in un video portato in questura: “I ragazzi non hanno dove stare, vanno per chiedere aiuto, poi vengono toccati”.
Gli investigatori hanno raccolto anche la versione dei religiosi. “Non ho mai commesso simili fatti — dice uno dei due indagati, per i quali è stata chiesta l’archiviazione — le imputazioni sono destituite di ogni fondamento”. E replica alle accuse, definendo l’albanese che lo chiama in causa e ha registrato le testimonianze, “inadatto alla vita comunitari, non rispettoso delle regole”. Il secondo monaco, un messicano, ammette di aver “toccato o sfiorato il corpo dell’albanese”: “Già nel 2009 ha cominciato a farmi avances e a proporre argomenti sessuali. Alla fine ho ceduto — dice — ci sono state due o tre occasioni durante le quali ci siamo scambiati carezze intime. Faccio presente che quando ha proposto di andare oltre, io ho rifiutato”.