È morta ieri all’ospedale di Arezzo, dove viveva da qualche tempo, Maria Luigia Redoli, 80 anni, più conosciuta come la ‘Circe della Versilia’. Aveva scontato 24 anni di carcere per l’omicidio del marito Luciano Iacopi, all’epoca 69 anni, ucciso nel garage di casa con 17 coltellate la sera del 17 luglio 1989, insieme al suo giovane amante Carlo Cappelletti, ex carabiniere a cavallo che all’epoca aveva solo 23 anni. Le indagini si concentrarono da subito sui due amanti che furono ritenuti i responsabili.
In primo grado i due amanti vennero assolti ma l’appello ribaltò la sentenza con l’ergastolo per entrambi, poi confermato dalla Cassazione. Nel 1991, per Maria Luigia Ridoli e e l’amante l’arresto definitivo. Ad avvertire le forze dell’ordine di quanto successo nel garage di casa, fu proprio lei. All’epoca cinquantenne, quando rientrò in casa con i figli Tamara e Diego, Maria Luigia Redoli trovò il marito privo di vita all’interno del garage di casa. (Continua a leggere dopo la foto)

La donna si è sempre detta innocente; era stata scarcerata nell’aprile del 2015 e prima, in regime di semilibertà, aveva svolto anche servizio di volontariato fuori dal carcere di Opera dove ha scontato la pena. Dopo aver vissuto qualche anno in Lombardia si era trasferita ad Arezzo. ”Io e mio marito Alberto viviamo con la pensione. -aveva raccontato la donna in un’intervista rilasciata a Repubblica- Non credo ci potremo permettere Forte dei Marmi. Comunque non credo ci tornerò, non ho bei ricordi. Adesso voglio solo un po’ di pace”. (Continua a leggere dopo la foto)

”Ho passato 20 anni in carcere, con le limitazioni, gli orari rigidi, gli obblighi. – aveva detto ancora la donna – E poi 7 anni in semilibertà, tra la cella e la cooperativa dove ancora svolgo il volontariato. Ora devo vivere in un piccolo comune senza potermi allontanare. Penso anche ai tre anni di continui rinvii della mia richiesta di liberazione condizionale: ho pensato che mi volessero far morire in carcere”. La donna era stata scarcerata nell’aprile del 2015 e prima, in regime di semilibertà, aveva svolto anche servizio di volontariato fuori dal carcere di Opera dove ha scontato la pena. (Continua a leggere dopo le foto)


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Gli anni di carcere sono stati contraddistinti anche dalla clamorosa rottura con i figli, Tamara e Diego, che si opposero alla richiesta di grazia avanzata dalla loro madre al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Una decisione che fu commentata aspramente dalla donna, definendo una coltellata la lettera dei suoi figli e ribadendo pubblicamente la propria innocenza. “Forte dei Marmi sa – disse – che sono una buona madre”.
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