È tornata a casa, dopo due notti e un giorno trascorsi in carcere. Cinzia Dal Pino, l’imprenditrice di 65 anni accusata di avere investito e ucciso volontariamente Said Malkoun, il 47enne che poco prima l’aveva derubata della sua borsa alla Darsena di Viareggio. Come riporta il Corriere fiorentino, da ieri pomeriggio (11 settembre) si trova agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Il gip, al termine dell’udienza di convalida del fermo, ha disposto la misura cautelare per omicidio volontario per la donna che è incensurata.
La pubblico ministero Sara Polino della Procura di Lucca aveva chiesto la misura cautelare anche per il pericolo di fuga ma il gip ritiene che l’unico vero rischio sia la reiterazione del reato. Intanto dal Marocco sono intervenute le sorelle della vittima. Le due donne sono comparse sulla tv marocchina Chouf Tv da Casablanca rilasciando una lunga intervista su quanto successo in Italia al fratello.
Cinzia Dal Pino, le sorelle del ladro investito e ucciso chiedono l’intervento de re del Marocco
Le due donne hanno rivolto un appello a tutti i marocchini che vivono in Europa e anche alle autorità del loro Paese, chiedendo di farsi carico della vicenda. “Neanche un animale si ammazza in questo modo, chiediamo giustizia”, hanno detto. “Siamo consapevoli che Said non si trovasse sulla strada quando è avvenuto l’investimento, ma bensì sia stato investito sul marciapiede. L’autrice del fatto, perciò, è salita con la sua auto con il chiaro intento di investire nostro fratello”.
L’intervista delle due donne prosegue: “Dopo di che si vede bene come scenda, si diriga verso Said, lo guardi con freddezza, risalga e se ne vada. Nemmeno un animale si uccide così”, ha detto una delle due sorelle della vittima, che poi ha chiesto giustizia per il fratello morto chiedendo addirittura l’intervento del re del Marocco, Muhammad VI del Marocco.
C’è, inoltre, l’aspetto risarcitorio. Perché, oltre a chiedere che la magistratura italiana condanni la Dal Pino, è facile pensare che le stesse sorelle, e/o altri aventi diritto, si muoveranno per ottenere un cospicuo risarcimento, previsto dalla legge italiana a vantaggio di chi ha subito un danno. E, trattandosi di una vita umana, le cifre in ballo non saranno cosa di poco conto.
“Chiediamo l’intervento delle massime autorità marocchine, compreso il re, affinché vigilino sulla situazione. La nostra famiglia è sotto choc e chiede venga fatta giustizia. Soprattutto, non ci capacitiamo del fatto che all’autrice del fatto siano stati dati solo i domiciliari. Said era una brava persona: tutti coloro che lo hanno conosciuto lo confermano. Chiediamo ai fratelli e le sorelle magrebini di aiutare la nostra famiglia ad ottenere giustizia”, hanno concluso le sorelle di Said.