“Pare possibile affermare che in Maria Belmonte ed Elisabetta Grande erano presenti antidepressivi (nortriplilina) e antidepressivi inibitori della serotonina, antiaritmici, ipotensivizzati, antidolorifici oppiacei (metadone) e cardiattivi (cocaina)”. E’ questo l’esito della perizia scritta dal professor Francesco Introna, consulente del pubblico ministero della procura di Santa Maria Capua Vetere. Insomma, un mix di farmaci che potrebbero essere stati letali per le donne. Ora il caso potrebbe subire una svolta, dopo tanti anni. Elisabetta Grande e sua figlia, dopo il matrimonio andato male, avevano tentato di intraprendere un’attività commerciale, poi chiusa perché gli affari non erano decollati. Dal 2004 le due donne sembrano svanire nel nulla. Il marito di Maria e padre di Elisabetta non avrebbe mai denunciato la scomparsa quel 18 luglio di 8 anni fa per “vergogna”, convinto che avessero abbandonato volontariamente l’abitazione. Nel giardino della villetta, da allora, la macchina della moglie è stata lasciata ferma ad arrugginirsi: la stessa sorte che sembra esser toccata a lui, descritto come un medico a suo tempo impeccabile, trasformatosi negli anni in una persona visibilmente trascurata, forse ormai vinta da chissà quali fantasmi. I resti delle donne vennero trovati nel 2012 con un blitz della polizia del locale commissariato dopo che sul caso si erano interessati i giornalisti del programma Rai Chi l’ha visto.