Papa Francesco ha continuato a levare la sua voce contro l’orrore della guerra fino alla fine. In più occasioni, il pontefice ha espresso una condanna decisa non solo per la situazione umanitaria che affligge la popolazione palestinese, ma anche per i raid israeliani che hanno contribuito a peggiorarla. Una posizione che ha suscitato forti reazioni da parte del governo israeliano, alimentando un clima di tensione diplomatica che non sembra destinato a placarsi nel breve periodo.
L’attenzione personale e concreta del Papa per Gaza si è manifestata anche in momenti intimi e carichi di significato, come ha raccontato il parroco della città, padre Gabriel Romanelli. “Era il Sabato della gloria (sabato santo ndr, poco prima della morte) e stavamo preparando la veglia di Pasqua, quando, alle 7 del pomeriggio qui, ci ha telefonato. Come sempre ha manifestato la sua vicinanza, la sua parola di consolazione, la benedizione, la preghiera per la pace. È stata l’ultima volta che lo abbiamo sentito, con padre Iusuf e suor Maria”, ha ricordato con emozione.

Papa Francesco, la vicinanza sempre espressa al popolo palestinese
Non è la prima volta che il pontefice interviene pubblicamente sulla situazione in Medio Oriente, ma mai come in questi mesi le sue parole sono risultate così forti e dirette. Un momento particolarmente significativo è stato il suo messaggio Urbi et Orbi, in cui ha menzionato espressamente le sofferenze di Gaza. “Il messaggio più bello è stato sentire citate le sofferenze di Gaza nell’Urbi et Orbi, insieme all’appello a cessare la guerra”, ha detto padre Romanelli, sottolineando l’impatto profondo che tali parole hanno avuto sulla comunità locale.

Nel cuore di una città martoriata dalle bombe e da mesi di assedio, il gesto del Papa ha avuto l’effetto di un balsamo per molti, anche al di là delle differenze religiose. “Per la parrocchia di Gaza è un momento molto doloroso, anche gli ortodossi e i musulmani sono venuti a darci le condoglianze”, ha aggiunto il sacerdote, sottolineando come il dolore condiviso abbia unito le diverse comunità nella solidarietà.

La posizione di Francesco, che ha messo la sofferenza dei civili al centro del discorso, ha mostrato una Chiesa non neutrale, ma schierata a favore della pace e della giustizia. Un impegno che, sebbene accolto con ostilità da alcuni, continua a rappresentare una speranza per molti, non solo nella Striscia di Gaza ma nel mondo intero.