Si chiama Sandra Lo Schiano, ha 56 anni, è docente di Chimica generale e inorganica nel corso di Biologia marina dell’Università dello Stretto di Messina e la sua fama la precede: è la più severa dell’ateneo e si è aggiudicata il record di bocciature. Per dire: su dieci, all’appello dell’ultima sessione, soltanto tre si sono guadagnati l’accesso all’orale. Ma ci sono anche altre storie mitologiche, tipo quella del ragazzo che si è presentato all’esame per 43 volte e per 43 volte è andato a casa con la coda tra le gambe. In Università, manco a dirlo, tutti la temono e la prof si giustifica: «Gli studenti escono dalle superiori totalmente impreparati. All’inizio del corso mi tocca spiegare anche i concetti più elementari. Preferisco essere odiata che mandare sul mercato del lavoro gente impreparata». Ottimo proposito, la severità, specie se finalizzata a ottenere risultati concreti. La verità è che la Lo Schiano, dipendente pubblico esemplare, cerca di arginare il degrado dell’istruzione italiana. «Una volta l’Università era un’industria culturale. Soprattutto qui al Sud, se si rinuncia a una preparazione adeguata che cosa rimane a un laureato?» Giusto: se si aspira a un futuro migliore, bisogna partire da fondamenta più solide.