La laica Francia “dichiara guerra” al Vaticano. Il caso di Laurent Stéfanini non sembra destinato a chiudersi a breve. Non è di molti giorni fa il mancato accreditamento dell’ambasciatore che il presidente Hollande aveva investito del compito di rappresentare l’Esagono presso la Santa sede. Il motivo? Stéfanini è gay. Almeno è ciò che si diceva nelle varie cancellerie. Ufficialmente, però, il “no” del Vaticano arrivò dopo la decisione francese di vietare l’esposizione, nella metropolitana parigina, di alcuni manifesti che pubblicizzavano un concerto in favore dei cristiani d’Africa e d’Oriente. La decisione francese è stata motivata sulla base della laicità, aspetto che da Napoleone in avanti caratterizza il paese.
Di no in no e il passo successivo è quello francese. A Ploërmel, cittadina di 9mila anime della Bretagna, verrà rimossa la statua di papa Wojtyla, realizzata nel 2006 dallo scultore russo Zurab Tseretli. Il tribunale amministrativo di Rennes ha ordinato di rimuovere il monumento che, a suo avviso, viola i dettati costituzionali della laicità e contravviene alla legge del 9 dicembre 1905.
Il sindaco della cittadina, popolata tra l’altro da molti cristiani praticanti, ha annunciato di voler ricorrere in Consiglio di Stato poiché per lui “non esiste offesa alcuna alla Costituzione” ed è pronto a far valere le sue idee in tribunale rappresentando tutti i cittadini perché quella statua deve rimanere lì. Nuovo braccio di ferro, quindi, tra i poteri laici dello Stato e il mondo cattolico dall’altro.
La Francia vuole un ambasciatore gay in Vaticano. Ma Papa Francesco risponde così…