Tragedia di Mestre, era il 3 ottobre scorso quando un pullman che trasportava 36 persone, tutti turisti stranieri ospiti di un camping escluso il conducente, sfondava il guard rail sul cavalcavia che collega Mestre a Marghera e precipitava di sotto. Un bilancio drammatico: 21 vittime, tutte identificate, e 15 feriti. Solo 2 di loro hanno lasciato l’ospedale. E intanto ci sono i primi tre indagati nell’inchiesta per omicidio stradale, omicidio colposo plurimo, lesioni personali stradali gravi o gravissime e lesioni personali colpose.
Sono Massimo Fiorese, 63 anni, amministratore delegato della società La Linea, Roberto Di Bussolo, dirigente del settore Viabilità, terraferma e mobilità del comune e Alberto Cesaro, che è responsabile del Servizio manutenzione. Per la perizia, affidata a Placido Migliorino detto “Il Mastino”, ci vorranno 4 mesi. E ci vorrà ancora tempo per i risultati dell’autopsia sul corpo dell’autista del pullman, Alberto Rizzotto, ma dai primi esiti, condizionale d’obbligo, potrebbe non aver avuto alcun malore mentre era alla guida.
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Incidente bus di Mestre, i primi esiti dell’autopsia sul corpo dell’autista
Il primo esito dell’indagine sul corpo dell’autista trevigiano 40enne dice che non ci sono evidenze chiare di un malore, si legge su Open, ma manca ancora un accertamento fondamentale, quello sul cuore. Il primo esito dell’indagine sul corpo dell’uomo però dice che non ci sono evidenze chiare di un problema di salute.
Ma se i risultati dell’autopsia dovessero trovare conferme, spiega il Corriere del Veneto, gli inquirenti dovranno concentrarsi sull’altra ipotesi, quella del guasto del bis della società La Linea spa. In questo caso, però, ci sarà poi da stabilire se in linea con la dinamica dell’incidente ricostruita dalle telecamere di sicurezza.
Ancora, come sollevato all’indomani dell’incidente, si dovrà capire se esista un concorso di responsabilità tra stato del mezzo pesante e la eventuale precarietà del cavalcavia. Per gli indagati sono stati nominati dai difensori 4 periti di parte, due per il guardrail e due per lo stato della strada. E come riporta Il Gazzettino, le difese lamentano di non conoscere nulla del fascicolo del pubblico ministero. Né se l’autopsia sull’autista è chiusa né sulla scatola nera.