“Il Premio Ilaria Alpi non ha più alcuna utilità e deve smettere di esistere”. A scriverlo, in una lettera inviata agli organizzatori della manifestazione, è Luciana Riccardi Alpi, la madre della giornalista del Tg3 uccisa nel 1994 insieme al suo operatore, Miran Hrovatin, a Mogadiscio, in Somalia. La donna dice di essere stanca “per l’amarezza che provo nel costatare che, nonostante il nostro impegno, le indagini in sede giudiziaria non hanno portato alcun risultato”. La sua decisione non è di contrapposizione agli organizzatori del premio, ma una forma di protesta per i risultati delle indagini sull’uccisione della cronista. Lo dice la stessa madre, affranta perché “non si può aspettare 20 anni per avere giustizia”. La morte di Alpi e Hrovatin, difatti, è uno dei misteri italiani degli ultimi decenni e, sin dal principio, sono state messe al centro delle indagini, le loro inchieste giornalistiche sul traffico di armi e di rifiuti. I punti oscuri riguardo all’uccisione della giornalista sono ancora numerosi, a cominciare dal ruolo dei servizi segreti, anche se recentemente la desecretazione degli atti dell’inchiesta ha rivelato nuovi particolari.
La strage annunciata di via D’Amelio, i servizi segreti avevano previsto l’uccisione di Borsellino