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I Sassi, dal degrado alla rinascita culturale

I Sassi di Matera, iscritti nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco dal 1993, rappresentano la parte antica della città, un centro storico interamente scavato nella roccia calcarenitica, chiamata localmente “tufo” che costituisce un sistema abitativo articolato, abbarbicato lungo i pendii di un profondo vallone dalle caratteristiche naturali singolari e sorprendenti: la Gravina. Strutture edificate, eleganti ed articolate si alternano a labirinti sotterranei e a meandri cavernosi, creando un unicum paesaggistico di grande effetto. Fino a quasi la metà del secolo scorso furono luogo di  miseria ed emarginazione: intere famiglie convivevano con muli e pecore in condizioni igieniche estremamente precarie. Fu Carlo Levi, spedito al confino in Lucania, a denunciare lo stato in cui vivevano le popolazioni contadine e ad attirare l’attenzione degli intellettuali italiani con la pubblicazione nel 1945 di Cristo si è fermato ad Eboli. Lo sfollamento avvenne a partire dal 1952 e Alcide De Gasperi firmò la prima Legge Speciale per l’abbandono forzato delle vecchie abitazioni. Lo sfollamento dei Sassi ebbe come conseguenza un notevole sviluppo urbanistico per la città di Matera con la creazione di nuovi quartieri progettati dai più grandi architetti, sociologi ed antropologi del tempo, tra cui Ludovico Quaroni, Carlo Aymonino e Luigi Piccinato. Oggi, ristrutturati e rinobilitati, i Sassi rivivono e lasciano senza fiato soprattutto di sera quando le piccole luci di residenze, botteghe di artigiani e ristoratori li rendono come un presepe di cartapesta.

 



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