Il primo motivo è antropologico: si considerano reciprocamente due alieni pericolosi per la sopravvivenza dell’umanità. Pierluigi Bersani è il prototipo del politico che Renzi vuole rottamare: verboso e doroteo, fissato con i riti di partito, legato a doppio filo ad una celebre “anima nera” sarcastica e con i baffi. Matteo Renzi, per Bersani, è il prodotto della crisi della politica occidentale, il ragazzotto saccente che porta nel 2014, insieme, la politica di Craxi e il populismo di Berlusconi. E in più pensa di farti fuori in soli 140 caratteri.
Il secondo motivo è sociale. Renzi vuole liberarsi proprio di quei ceti e di quegli interessi che per Bersani. più che centrali sono evangelici: i lavoratori dipendenti sindacalizzati, i pensionati abbarbicati ai loro “diritti” acquisiti”, i salotti buoni che tra un prosecco e un convegno guardano a sinistra (ed agli aiuti di Stato). Pierluigi pensa che il faro sia tenere vivo l’antico patto berlingueriano fra lavoro e capitale, la famosa “alleanza fra le forze sane del paese”. Matteo, al contrario, rivede le file ai gazebo per votarlo, e quelle delle urne europee, e ci trova pochissimi garantiti di sinistra e tantissimi outsider che magari la sinistra manco sanno cos’è.
Il terzo motivo è tutto di contenuti politici: diavolo ed acquasanta nel Pci convivevano, ma i tempi sono cambiati. Oggi il premier è un under 40 che vuole liberalizzare il mercato del lavoro, rafforzare i poteri dell’esecutivo, far pesare più i cittadini delle burocrazie pubbliche, e tutto questo saltando a pié pari le lungaggini della politica tradizionale. Bersani ritiene che quelle lungaggini siano il sale della democrazia e le rivendica per poter fermare o almeno rallentare il cammino del barbaro Renzi.
Ultimo motivo? Semplice: che Matteo ha vinto e Pierluigi ha perso. Renzi sa che nessuno nella storia italiana aveva mandato a casa gli eredi del Bottegone. Quindi, ad ogni accenno di critica ricorda alla minoranza che lui non fa prigionieri: “Con me cascate male, io sono qui per cambiare il Paese”. Non è chiaro se ci riuscirà, di certo è riuscito a risvegliare in Pierluigi, Massimo e gli altri una strana voglia giovanile di assalire il palazzo d’inverno.