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Hitler, Leonardo e gli influssi magici del suo autoritratto

È stata inaugurata ieri la mostra «Leonardo e i Tesori del Re» , un importante esposizione di un centinaio capolavori assoluti tra le opere di Leonardo da Vinci, disegni Raffaello, Carracci, Perugino, Van Dyck e Rembrandt, codici miniati, carte nautiche ed altre opere grafiche dalle preziose collezioni della Biblioteca reale di Torino. L’esposizione è stata allestita sia nello straordinario Salone realizzato nel 1837 dall’architetto di corte Pelagio Palagi, sia nei due spazi espositivi del piano interrato.


Tra i capolavori più importanti il celebre autoritratto di Leonardo che, nei suoi 500 anni di vita, ha da raccontare una lunga storia. Una leggenda dice che lo sguardo magnetico del ritratto abbia il potere di dare una immensa forza e c’è chi racconta che fu proprio questo potere magico, non il valore culturale ed economico del disegno, a far prendere la decisione di trasferirlo segretamente a Roma, durante la seconda guerra mondiale, per impedire che cadesse nelle mani di Hitler.

 

“Qualunque sia stata la ragione, il ritratto di Leonardo fu l’unico ad essere trasferito durante un’operazione di intelligence di massima segretezza” – racconta Giovanni Saccani, attuale direttore della biblioteca –  e ancora adesso non sappiamo dove fu tenuto nascosto. Ma in tali circostanze difficili il fattore conservazione non è stato preso in considerazione e questo ha creato, purtroppo, gravi danni all’opera”. La carta è divenuta fragile e macchiata dal fenomeno di foxing che ha addirittura fatto scomparire la firma autografa a matita rossa che si trovava in basso a sinistra. “Ora è molto difficile e rischioso tentare un intervento di restauro per cui sta cercando di mantenerlo nelle condizioni attuali il più a lungo possibile”.

Per la sua conservazione e quella di un altro migliaio di disegni e manoscritti di inestimabile valore è stato costruito un caveau illuminato da una speciale luce a fibre ottiche con una temperatura costante di 20° e un tasso di umidità pari al 55 per cento.

Altrettanto straordinaria è la storia di come questo autoritratto sia finito a Torino. Faceva parte di una vasta collezione acquistata nel 1839 dal re Carlo Alberto di Savoia, appassionato collezionista, da Giovanni Volpato, un mercante d’arte e curatore che aveva viaggiato molto in tutta Europa. Come il Volpati fosse venuto in possesso dei disegni di Leonardo è un mistero, ma si sa che chiese al re la somma 70.000 lire piemontesi in cambio della raccolta. Una cifra astronomica per l’epoca, che il re riuscì a far abbassare a 50.000, ma gli ci vollero otto anni di rate per pagarla. In cambio dello sconto, racconta ancora Saccani, Volpato chiese di rimanere come curatore dei disegni (non pagato)  nella Biblioteca Reale.


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