“Mio marito Georghios è morto di freddo per salvarmi, facendomi scudo col suo corpo, una volta che eravamo finiti in acqua per raggiungere una scialuppa. Si è sacrificato per me. Non lo dimenticherò mai” sono le parole di Teodora Douli, la moglie dell’unica vittima per ora accertata del naufragio, ricoverata all’ospedale di Galatina. Col passare delle ore, affiorano i racconti degli evacuati, come questi riportati dal Corriere della Sera. “Era come nei film di guerra con i marines ma anche come il Titanic. Solo che stavolta era tutto vero”. Fei e Alexandra, due sorelline greche prese in cura all’ospedale di Brindisi, sono tra i passeggeri portati in salvo dalla Norman Atlantic, il traghetto andato a fuoco ieri nell’Adriatico.
Tra i ragazzini soccorsi c’è anche Maria (nome di fantasia), dodici anni, che ritrova il sorriso quando rintraccia la mamma e parla con la nonna. Durante i soccorsi, col caos e l’unica urgenza di salvare vite, molti bimbi sono stati separati dai genitori, trasportati da un’altra parte. La ragazzina, distesa sul lettino del reparto di Pediatria a Copertino, riesce a parlare al telefono prima con sua madre rintracciata in Grecia e poi con sua nonna che vive a Molfetta: “Nonna sono viva, presto, vienimi a prendere”, le dice. quasi grida al cellulare che le porge Anna Caputo della Prefettura di Lecce. Maria è figlia di Michele Lazzizera, direttore di macchina della Norman Atlantic e con mamma Rosa e l’altro fratellino aveva seguito suo padre per passare tutti insieme il Natale. Ecco cosa ricorda di quelle ore: “Stavo dormendo, mi ha svegliato il suono della campanella dell’allarme, tutti correvano per la paura del fuoco, anch’io l’ho visto il fumo e le fiamme salire, così mi sono subito messa a correre verso il punto di raccolta della scialuppa più vicina. I marinai ci hanno calato giù, faceva un freddo tremendo, non si vedeva niente, abbiamo atteso nel silenzio per ore, piangendo e pregando, finché abbiamo sentito in cielo gli elicotteri…”.
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