Possibile svolta per uno dei gialli irrisolti della cronaca italiana. È uno dei casi che ha fatto più parlare l’opinione pubblica: la scomparsa di Guerrina Piscaglia. Come tutti ricorderanno si tratta della donna residente in un piccolo paese della provincia di Arezzo, Ca’ Raffaello. Di lei si persero le tracce il primo maggio del 2014. Guerrina aveva 49 anni, un marito e un figlio disabile. Il suo corpo non venne mai ritrovato. Della vicenda torna a occuparsi Chi l’ha visto? su Rai 3 nella puntata dell’8 maggio prossimo.
Secondo quanto stabilito dalla giustizia, Guerrina infatti fu uccisa. In carcere per omicidio volontario è finito il frate congolese Gratien Alabi, 54 anni, arrivato nel paese di Guerrina l’anno prima della sua scomparsa come sacerdote. La donna, che affrontava le difficoltà legate al figlio disabile e al marito rimasto senza lavoro, si era innamorata di padre Gratien, e voleva voltare pagina insieme a lui. Ma quella storia sarebbe finita male.
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Il giallo della scomparsa di Guerrina Piscaglia, i nuovi sviluppi sul caso dieci anni dopo
Sul caso di Guerrina si apprende ora di una possibile svolta. Come riporta La Nazione, “sono passati dieci anni dal primo maggio del 2014 e da oggi il tribunale di Arezzo può dichiarare la morte presunta di Guerrina Piscaglia, all’epoca dei fatti 50enne, che sparì senza mai far ritorno da Ca Raffaello, nel comune di Badia Tedalda, in provincia di Arezzo. Dove viveva con il marito Mirko Alessandrini e il figlio Lorenzo”. Il quotidiano ricorda che le indagini partirono partite tre mesi dopo a causa di una denuncia tardiva (si pensava a un allontanamento volontario), poi c furono l’arresto di padre Gratien Alabi incastrato da un sms e la condanna a 25 anni per l’omicidio della donna. Lui in tutti questi anni si è sempre dichiarato innocente.

Intanto il caso legale resta aperto. Dieci anni dopo c’è ancora la causa civile per il risarcimento ai parenti, il marito, il figlio, le sorelle, oltre il milione di euro. “Spero un giorno di poter pregare sulla tomba di mia moglie”, ha detto il marito di Guerrina al Corriere in una intervista. “Sia io che il mio avvocato siamo certi che la diocesi abbia delle responsabilità. Non dirette, ovviamente, e se pur non di rilevanza penale, gravi. Le responsabilità civili ora devono essere riconosciute”.


Alessandrini non crede all’ipotesi del suicidio: “Guerrina era una casalinga amorevole. Non avrebbe mai lasciato nostro figlio per fuggire o farla finita. E poi c’è la relazione tossica con il suo assassino. Che sia stato lui ad ucciderla non ci sono più dubbi. Adesso aspettiamo la piena giustizia”.