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Grazie Italia, ora tornerò in Costa D’Avorio e sarò il nuovo presidente

  • Italia

Vuole tornare a casa in Costa d’Avorio, il suo Paese, ma non come uno che ce l’ha fatta ma per diventarne addirittura il presidente. Lui è Philippe Tchotche Meless, 56 anni ed è sicuro di portare a termine con successo il suo proposito: “So che ce la farò”. Questo africano è uno dei primi ivoriani arrivati in Italia: era il 1989. Con in tasca una laurea in Geologia conseguita all’Università di Abidjan (dove ha anche insegnato) e sul curriculum gli studi successivi in Relazioni internazionali, è approdato, di città in città, a Cremona. E da qui, di recente, a Castelvetro Piacentino, subito oltre il confine con la provincia di Piacenza. Nel frattempo ha avuto 11 figli e messo in piedi un’impresa di pulizie che si è gradualmente allargata dando lavoro anche a persone del posto. “Sono riconoscente all’Italia. Ora è venuto il momento di portare tra la mia gente ciò che ho imparato da voi”. (continua dopo la foto)


Meless è tornato a casa, temporaneamente, nel 2007. “Ci sono rimasto per alcuni anni apposta per vedere con i miei occhi le conseguenze della guerra civile. Ho trovato violenza, ingiustizia, corruzione, fame e povertà. Un Paese che sta inesorabilmente distruggendo se stesso nonostante sia il primo produttore di cacao e il terzo di caffè. Per non parlare dell’olio di palma, del petrolio e dei diamanti”. Miseria atavica e ricchezza potenziale: una contraddizione stridente ma drammaticamente comune a tante altre nazioni africane. “Non è detto che debba essere sempre così – continua, nel suo italiano perfetto misto a qualche ricercatezza linguistica francese, il geologo che sogna di entrare in politica -. Darò il mio contributo per voltare pagina”. Il suo piano è già pronto. “Il prossimo anno, in autunno, sono in programma le elezioni presidenziali. Io, pur risiedendo all’estero, non solo posso votare, ma anche candidarmi. Ho già cominciato a farmi conoscere tra i miei connazionali che vivono in Italia”. Ma è solo un debole inizio, e il primo a saperlo è il diretto interessato. “Tra febbraio e marzo rientrerò ad Abidjan, lascerò il partito in cui ho militato e creduto sinora, ne fonderò uno nuovo, con relativa sede, e formerò gruppi di collaboratori. Ho le risorse per poterlo fare. Poi presenterò il programma elettorale, lo sto già scrivendo. Il fine ultimo sono la prosperità e l’autosufficienza alimentare”. Un’impresa che rasenta l’impossibile. Non per il cattolico Meless. “Sono il candidato che vuole rompere con il passato e cambiare lo stato delle cose. Mi appoggerà la gente che soffre. Un giorno sarò presidente. Ne sono sicuro perché al mio fianco avrò Dio e le persone oneste”.

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