Il nuovo governo targato Giorgia Meloni è ufficialmente partito domenica 23 ottobre con il rituale del passaggio della campana con il premier uscente Mario Draghi, a fronte di consultazioni record (l’incarico e la lista dei ministri erano arrivati sabato) però restano nodi insoluti a cominciare dal rapporto con Silvio Berlusconi e Forza Italia. A spiegare cosa sta succedendo, accendendo poi un focus sulle fazioni interne a Forza Italia, è il vice presidente delle Camera Giorgio Mulè che a Repubblica ha dipinto un quadro foschissimo. Intanto, nella giornata di ieri, Giorgia Meloni ha avuto il suo primo incontro ufficiale internazionale da premier.
A Roma è sceso il presidente francese Macron. “Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto con il Presidente Macron un incontro lungo e franco, nel quale si è parlato delle sfide principali che l’Europa affronta: energia, crisi internazionale, catene del valore, sovranità alimentare, geopolitica, contrasto all’immigrazione irregolare”, riferiscono fonti ad Adnkronos.
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E ancora: “Ci sono molti dossier che necessitano di una collaborazione e l’Italia sarà disponibile a lavorare con tutti per difendere gli interessi italiani e costruire un’Europa più efficace nel dare risposte alle grandi questioni strategiche – si sottolinea – Non vi sono tracce, invece, nel l’incontro di ieri, di riferimento alcuno a ipotesi di vigilanza straniera sulla democrazia italiana, come invece riportato da alcuni organi di stampa”.
Insomma, un atteggiamento amichevole e rilassato ‘tra rappresentanti di popoli amici’ del tutto diverso da quello che Giorgia Meloni rischia di trovare in casa. Dice Mulè a Repubblica: “L’atteggiamento della premier ci ha causato disappunto. Un disappunto esternato dallo stesso Berlusconi, quando ha posto la questione del condizionale e non dell’imperativo da usare nel dialogo fra alleati”.
Mulè non si ferma qui: “I gruppi di FI saranno i guardiani dell’attuazione di un programma che costringe sì a dare risposta alle emergenze – bollette e inflazione – ma che deve muoversi subito anche su un binario riformista. Non ci esimeremo dal sollecitare la riforma della giustizia civile e penale, la separazione delle carriere, nuove norme del Csm, delegificazione. Non sono priorità di FI, ma di tutto il centrodestra: è giusto tenerlo a mente”. Frecciata infine al neo ministro degli esteri Antonio Tajani: “Al ruolo di coordinatore nazionale somma quelli di ministro, vicepremier e probabilmente di capodelegazione di FI. Deve fare una scelta”.
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