“Mi hanno tirato addosso tutta la m… possibile. Eppure i miei avvocati mi assicurano che non ho commesso nessun reato”. Gino Paoli, il cantautore indagato per un’evasione fiscale da 800 mila euro e per aver trasferito 2 milioni in una banca svizzera, risponde al vetriolo alle accuse che gli sono state rivolte in un’intervista concessa al Corriere della Sera: “Ho cancellato due concerti e una manifestazione in memoria dello studioso e amico Gianni Borgna. E sa perché l’ho fatto? Perché mi conosco. Se qualcuno, in queste occasioni pubbliche, mi avesse fatto qualche battuta di quelle che circolano adesso, qualche sfottò, bene io l’avrei mandato all’ospedale nonostante i miei ottant’anni e a condizione che il “battutista” non fosse un campione di Sumo”.
Gino Paoli in versione minacciosa? “Quando mi sento ferito o umiliato ingiustamente io non porgo l’altra guancia. Sono capace di scatti d’ira incredibili. Una parola storta e va a finire male. Quindi ora me ne sto a casa e cerco di parlare il meno possibile. Mia moglie blocca ogni mio contatto con i giornalisti”. E sulle dimissioni dalla guida della Siae racconta: “In questi giorni ho lungamente riflettuto. Mi sono chiesto: faccio più danno alla società restando alla guida, con la certezza di finire tutto quello che ho cominciato, o dimettendomi lasciando molte cose incompiute? Alla fine ho deciso”.
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