Sulla difficoltà nei soccorsi a Genova e sul mancata prevenzione il capo della Protezione civile Gabrielli accusa: “E’ come una guerra e questo Stato impotente non tutela le vite dei cittadini. La Protezione civile è senza mezzi – afferma Gabrielli in un’intervista alla Repubblica – È come se mi avessero mandato sul fronte con una scatola di aspirine per una guerra non voluta da me. La colpa di Genova, e di tutte le calamità che stanno accadendo, è del grande deficit culturale del nostro Paese sul tema della protezione civile”.
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Al giornalista che gli domanda qualche esempio dei ritardi pubblici, Gabrielli non si tira indietro: “Nel 2013 il governo s’è dimenticato di finanziare il Fen, il Fondo per l’emergenza nazionale. Lo ha fatto poi nel 2014 stanziando 70 milioni di euro. Lo sa a quanto ammontano i danni accertati per 14 delle 21 emergenze nazionali dichiarate negli ultimi tre anni? Due miliardi e 300 milioni, un miliardo e 900 i danni pubblici, gli altri subiti dai privati Io pongo il problema che in questo Paese, a distanza di 30 mesi da quando sono stati stanziati i fondi, si stia ancora dietro alla carta bollata, quando giovedì un uomo è morto e una città è andata sotto. I 35 milioni per il torrente Bisagno, non spesi per una girandola di ricorsi dopo l’assegnazione della gara, è uno scandalo della burocrazia pubblica. In questo caso, legato ai lunghi tempi della giustizia amministrativa”.