Un caso che, non molto indirettamente, parla di controlli che non funzionano. A darne notizia è stato Il fatto alimentare che ha parlato di un controllo di routine al mercato ortofrutticolo di Padova, durante il quale gli addetti del Sian del ministero delle Politiche agricole (Servizio igiene alimenti nutrizione) hanno trovato ovuli di Amanita phalloides dentro un lotto composto da cinque cassette.
Non si tratta di una cosa da poco, bensì di uno dei funghi più velenosi dei nostri boschi, che molti confondono con l’Amanita caesarea, commestibile e molto apprezzato, soprannominato il re dei funghi. Insomma, uno dei funghi più letali stava per finire sulla tavola di qualche ignaro consumatore. Si trattava di una partita che era già stata autocertificata, ossia controllata dal micologo dell’importatore (un’azienda di Treviso) che evidentemente ha esaminato il prodotto con superficialità. Se qualcuno avesse mangiato quei funghi sarebbe morto o, in ipotesi migliore, avrebbe riportato seri danni al fegato. A seguito di questi controlli è stata avvertita l’autorità giudiziaria che ha proceduto emettendo una denuncia a carico dell’importatore. Il lotto proveniva dalla Romania, ma non presentava un’etichetta corretta, non essendo indicato il fornitore e quindi senza tracciabilità.