Quest’oggi è una giornata piuttosto cupa: l’italia si è svegliata all’ombra della morte dell’immenso Franco Battiato. Il suo amico Roberto Ferri ha fatto una lunga chiacchierata con Fanpage.it. Oltre ad essere un caro del cantautore siciliano, Ferri è stato un suo collaboratore storico, tra il 2000 e il 2010.
“Condividevamo le stesse idee” – mentre sulla religione: “Su questo non eravamo d’accordo perché io ero ateo”. E su “La cura”, una delle canzoni più importanti della discografia di Battiato, ha rivelato: “Lui si rivolgeva a un’entità suprema quando cantava, ma per me era una riflessione verso se stessi”.

Alla domanda su come avesse reagito alla morte di Franco Battiato, Ferri ha risposto: “Alla sua morte ero ormai preparato perché sapevo che soffriva di una malattia neurologica. Dopo che lui non mi riconosceva più ho interrotto i rapporti perché non riuscivo più a parlare con lui, in quanto lui era da un’altra parte del mondo”.


E ancora: “Avevo saputo che era alimentato con un sondino e si sa che quando si arriva a questo punto, il tempo di vita è agli sgoccioli. […] Il pubblico rifiutava la malattia di Franco ma era da tempo che dava dei segnali. Sbagliava le parole durante i concerti, aveva reazioni strane. Il pubblico gli perdonava tutto, giustamente, ma Franco non stava bene già da un po’.

Poi a Fampage ha rivelato: “Penso che (Franco Battiato, ndr) sia stato amato fino alla fine dai suoi cari, ne sono convinto. E lo sarà ancora di più dal suo pubblico. Abbiamo avuto due anni di concerti bellissimi con dei trionfi eccezionali. Abbiamo vissuto emozioni bellissime che resteranno per sempre nella storia. […] Ci siamo divertiti sempre, si parlava sempre di politica e ne condividevamo le idee. Dal punto di vista musicale, era uguale. Tutte le volte che lo consultavo non mi diceva mai di no, l’unica cosa che mi diceva era: ‘Non farmi muovere di casa perché sono stanco