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Farouk Kassam, 28 anni fa il sequestro in Sardegna. Oggi ha 36 anni: come è diventato

Il sequestro di Farouk Kassam è stato uno dei casi di rapimento tra i più noti della associazione criminale dell’Anonima Sequestri Sarda, seguito all’epoca con il fiato sospeso da tutta l’Italia e dalle maggiori testate giornalistiche nazionali. Il 10 luglio 1992 il bambino viene rilasciato dopo un sequestro durato sei mesi a pochi chilometri dal paese di Orgosolo, in circostanze ancora oggi non del tutto chiare, con l’intermediazione di Graziano Mesina, ex bandito sardo, tornato sulle pagine della cronaca dopo aver fatto perdere le sue tracce un mese fa.

L’ostaggio, di nazionalità belga e canadese, era figlio di Fateh Kassam, belga di origine indiana, gestore di un grande albergo in Sardegna, nella località turistica di Porto Cervo. Suo nonno era il visir Adjabali Kassam, molto vicino a Karim Aga Khan. Il sequestro organizzato e portato a termine da uno dei più noti esponenti del banditismo sardo, Matteo Boe, che ottenne uno dei riscatti più alti mai avutisi per un sequestro di persona in Sardegna, 5 miliardi e 300 milioni di lire. Farouk, come si scoprirà dopo, fu tenuto nascosto per diverso tempo in una grotta sul Montalbo, vicino a Lula, il paese di quelli che si riveleranno più avanti essere i sequestratori. Quale terza prova della sua esistenza in vita, subì la mutilazione della parte superiore dell’orecchio sinistro; fu poi liberato l’11 luglio, in circostanze mai completamente chiarite. (Continua a leggere dopo la foto)


Ma che fine ha fatto quel bambino? A 28 anni dal rapimento, in un’intervista rilasciata a Sette, Farouk Kassam racconta la sua storia di uomo che guarda con coraggio al futuro. Oggi Farouk, classe 1984, vive tra Dubai e Roma, ma non dimentica la terra della sua infanzia e non perde occasione per tornarci. “Questo posto è casa mia. Non ho mai commesso l’errore di rinnegare la Sardegna – ha raccontato il 36enne, che sta trascorrendo le vacanze proprio in Sardegna – Non è stata questa terra a ferirmi, è solo il luogo dove si è consumato un fatto grave, ma non posso dimenticare la bellezza che mi ha dato e la dolcezza dei primi anni di vita”. (Continua a leggere dopo la foto)

“Dovevo stare sdraiato – ha raccontato ancora Farouk – e voltato da una parte: mi era concesso un unico campo di visione”. Poi il cibo. “Non credo fosse legato al fatto che mio padre è musulmano, ma l’unico cibo che mi veniva offerto era il porceddu, carne di maiale, che peraltro io mangio ma che per un bambino di 7 anni è molto pesante: i miei rifiuti venivano ricambiati con frustate sulla schiena”. Poi il racconto dell’orecchio sinistro mutilato con una forbice da Matteo Boe: “Al risveglio sentivo un battito forte su tutta la parte sinistra della testa”, ha spiegato. (Continua a leggere dopo la foto)

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“Non potrò mai perdonare e lo dico senza rabbia, ma con la consapevolezza che non è nelle mie capacità. Non desidero incontrare nessuno di loro, non ho mai provato un senso di vicinanza a queste persone: oggi hanno saldato il loro debito con la giustizia, quello morale è un’altra cosa. Boe – ha spiegato ancora Kassam – ha 60 anni ed è libero: mi auguro che spenda la tanta vita che ha davanti per fare cose migliori”.

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