Due tassisti su tre, a Milano, non parlano inglese, neanche il lessico di base. “Il 55 per cento ha frequentato corsi di inglese della Regione Lombardia e il 74 per cento ha il pos a bordo per il pagamento con carta di credito”, questa la dichiarazione del sindacato di categoria in polemica con l’assessore comunale alla Mobilità, Pierfrancesco Maran, che ha chiesto un servizio all’altezza dell’Expo. La Repubblica ha fatto una prova sul campo e, attraverso due giornaliste travestite da turiste stranierehanno attraversato la città in taxi per una giornata. Dieci corse fra l’aeroporto di Linate, la stazione Centrale, il Castello Sforzesco, via Montenapoleone, il Cenacolo e la Pinacoteca di Brera, dieci autisti differenti. Qual è il risultato? Soltanto con un autista su tre sonoriuscite a parlare in inglese. Gli altri sono alcuni disastrosi, talvolta perfino scocciati, che si ostinano a parlare in italiano a qualunque domanda, altri volonterosi, che quanto meno abbozzano qualche parola inglese in lunghe frasi in italiano. Per arrivare a destinazione può essere sufficiente, ma in una città che ospiterà milioni di visitatori da tutto il mondo, forse potrebbe non bastare.
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