C’è preoccupazione in Campania dopo gli ultimi movimenti tellurici nella zona dei Campi Flegrei, la vasta area situata nel golfo di Pozzuoli, a ovest della città di Napoli e del suo golfo nota sin dall’antichità per la sua attività vulcanica. La scossa di magnitudo 4.2, registrata il 27 settembre è stata la più forte degli ultimi 40 anni. L’Ingv ha fatto sapere che il terreno in zona ormai si alza di un centimetro e mezzo al mese.
Nell’ultima settimana i terremoti registrati sono stati ben 250. Il presidente dell’istituto Carlo Doglioni ha spiegato che “possiamo aspettarci ancora nuovi eventi e anche una crescita in termine di magnitudo. I terremoti stanno aumentando sia in termini di energia che di numero”.
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Terremoti Campi Flegrei, l’esperto Giuseppe De Natale: “Evacuare la zona”
All’ANSA Antonio Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), ha spiegato che sisma “si inquadra nella dinamica” del bradisismo, un fenomeno legato al vulcanismo che prevede l’abbassamento o l’innalzamento il livello del suolo, con conseguenti terremoti. A causa di questo fenomeno il vulcanologo Giuseppe De Natale propone l’evacuazione totale dell’area di Agnano-Solfatara.
In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’esperto ha spiegato che a causa del movimento del terreno, che in questo caso si sta alzando, il rischio più grande nella zona è quello del cedimento o del collasso degli edifici più vicini all’epicentro. Per questo motivo, in una pec data 18 settembre, ha indicato come accorgimento minimo e immediato quello dell’evacuazione della zona. Il Corriere del Mezzogiorno ha riportato il testo inviato dall’esperto al prefetto di Napoli: “di fronte – si legge nella lettera – a un rischio imminente e a una evidente, fortissima preoccupazione dei cittadini”.
La proposta di evacuare la zona è stata fatta da De Natale in base ai risultati di alcuni suoi studi, secondo i quali “le scosse nei Campi Flegrei sono destinate ad aumentare sia per numero che per intensità”. Per questo motivo è necessaria “una verifica a tappeto sugli edifici in un’area di 20 chilometri, a partire da quelli strategici (scuole, ospedali, uffici pubblici)”. Con delle scosse più forti “si rischia seriamente il collasso degli edifici più vulnerabili”.