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Elena Ceste, il marito chiede la scarcerazione. Ma ecco i motivi per cui nessuno gli crede

  • Italia

Nei prossimi giorni il Tribunale del riesame di Torino dovrà decidere sulla richeista di scarcerazione di Michele Buoninconti, marito e sospettato omicida di Elena Ceste. La difesa ci prova, parla di assenza di proe concrete, ma dai verbali dell’udienza – rivelati dal quotidiano La stampa – emerge un quadro pesante a carico di Michele.

Quel fango sulle calze di Elena
Sulle calze di Elena – che il marito dice di avere trovato davanti a casa – ci sono tracce di fango provenienti dal luogo della sepoltura del cadavere. Michele afferma: “Non so dire perché sulle calze di mia moglie sono state trovate gocce di fanghiglia, non so il motivo, per cui il terreno che c’è davanti a casa sia diverso da quello trovato sulle calze. Io ho cercato mia moglie, se ho sporcato le calze mentre le raccoglievo non so dirlo”. 

Il mistero del copriletto. Usato per avvoglere il corpo? 
Elena sparisce e lui rifà il letto, ma il copriletto giallo c’era o non c’era? Michele lo ha usato per avvolgere il corpo della moglie dopo averla uccisa? Lui dice: “Non so perché ho rifatto il letto e ho invece lasciato le tazze della colazione sul tavolo, avrei fatto anche quello, forse non ho avuto il tempo. Può essere che il letto l’ho fatto dopo tempo, non ricordo in che momento l’ho rifatto”. 

(continua dopo la foto)


Gli occhiali di Elena e il parroco che smentisce Michele
Michele confessa di avere consegnato ai carabinieri un paio di occhiali che non erano di Elena: “Ho dato ai carabinieri degli occhiali che non erano quelli di mia moglie perché in quel momento ero molto arrabbiato. Sono arrabbiato tuttora, gli occhiali me li hanno chiesti dopo un po’ di giorni, a che potevano servire? Io ero convinto che mia moglie si poteva trovarla subito e dopo non sapevo che dovevano servire”. E ancora: “Ho messo gli occhiali in un porta-oggetti sull’auto, li ho presi tenendoli con due dita al centro, caso mai qualcuno li avesse toccati”. Ma il parroco, don Roberto Zappino, amico di famiglia, lo smentisce: “Mi disse che in uno di questi giri, nel controllare i vestiti che aveva sul sedile, nell’atto di portarli in casa, si era accorto che in mezzo a questi vi erano gli occhiali della moglie”. E il prete aggiunge che “nel suo racconto lo stupore dei vestiti e lo stupore del fatto che c’erano anche gli occhiali”. Michele ribatte: “Non è vero, io al parroco non ho detto questo”. 

Le contraddizioni sui telefoni 
Michele Buoninconti ha sempre detto, una volta rientrato a casa e scoperta la sparizione di Elena, di aver preso il suo cellulare e di averlo fatto squillare. Ma non è vero o lo è in parte. Lui precisa: “A casa ricevo i tabulati e so di preciso quando ho telefonato a Elena. Nel tabulato che ricevo sono registrate solo le telefonate che generano costi, e dunque evidentemente non anche quelle rimaste senza risposta indirizzate a mia moglie la mattina della scomparsa”. I due apparecchi hanno però compiuto un percorso diverso nei minuti decisivi.

Il tutto, sottolinea il quotidiano torinese, raccontato da Michele agli inquirenti con un atteggiamento sprezzante, quasi di sfida, tipico di un uomo che si sente al sicuro, protetto dalle sue dichiarazioni. Ma la procura insiste sul suo lavoro e Michele resta l’unico indagato.

Elena Ceste “uccisa dal marito nel letto coniugale. Perché andava raddrizzata…”

 

 

 

 


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