Oltre 150 persone hanno partecipato ai funerali di Diana, la bimba di 16 mesi morta di stenti dopo che la madre l’ha lasciata sola in casa per sei giorni. L’ultimo saluto si sta tenendo nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo a San Giuliano Milanese. La donna è rinchiusa in carcere e accusata di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione e dei futili motivi. Nella giornata di martedì 26 luglio sono stati resi noti i risultati dell’autopsia svolta sul corpicino della piccola Diana.
Secondo quanto è emerso dall’autopsia non ci sono segni evidenti sul corpo di Diana che possano far pensare ad una causa precisa. Insomma, per il momento è confermata la prima ipotesi, ovvero che la piccola di 16 mesi sia morta di fame e sete. Tuttavia ci sono ancora molte zone d’ombra sull’intera vicenda. Gli agenti della Squadra Mobile di Milano stanno ad esempio cercando di individuare il papà della piccola, persona che la stessa Alessia Pifferi ha detto di non conoscere con esattezza.
Alessia Pifferi ha cambiato avvocato ed ora si affida a due legali Luca D’Auria e Solange Marchignoli che hanno intenzione di presentare una consulenza “neuroscientifica e psichiatrica” sulla donna. L’incarico è già stato assegnato a Giuseppe Sartori, ordinario di Neuropsicologia Forense e Neuroscienze Cognitive all’Università di Padova, e a Pietro Pietrini, ordinario di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica all’Università di Pisa.
Dal carcere sono arrivate le prime richieste di Alessia Pifferi. Come ha rivelato l’avvocato Solange Marchignoli, la mamma di Diana ha chiesto di poter partecipare al funerale della figlia. “Lei è completamente sotto shock, pur non assumendo alcun tipo di farmaco in carcere. Noi avvocati le abbiamo spiegato genericamente le regole del processo, il capo d’accusa contro di lei. Ma è ancora troppo presto per avere anche solo un incontro costruttivo. Non è lucida”, ha detto.
In una intervista a Telelombardia Solange Marchignoli ha parlato della presa di coscienza di Alessia Pifferi che sa che la figlia non c’è più. In un colloquio, l’indagata avrebbe chiesto al suo legale “il significato di ergastolo”. L’avvocato ha rivelato che dopo aver letto le carte dell’inchiesta, qualcosa non le tornava: “Mi sono detta: non è possibile”, motivo per cui è andata rapidamente in carcere a trovare la donna. “Facevo fatica a comprendere come fosse possibile lasciare una bambina a casa per tanti giorni e non rendersi conto di quanto potesse essere grave”.