Nuove rivelazioni sul caso di Liliana Resinovich saranno al centro della puntata di stasera di Chi l’ha visto? su Rai Tre condotta da Federica Sciarelli. Il programma approfondirà anche l’esito della nuova perquisizione condotta dagli inquirenti nell’abitazione dell’ex marito, Visintin. Cosa è stato effettivamente sequestrato?
Oltre ai coltelli, gli investigatori hanno prelevato oggetti apparentemente comuni come un braccialetto di caucciù spezzato, un maglione rosso e verde a quadri, un giubbotto bianco e nero, almeno due paia di guanti, forbici, cesoie e altri coltelli, oltre a un maglione giallo e guanti arancioni già acquisiti in precedenza.
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“Cosa hanno sequestrato a Sebastiano Visintin”. Liliana Resinovich, le ultime novità sul caso
Visintin ha commentato alcuni di questi oggetti: il bracciale, ha detto, sarebbe “uno di quelli che uso per fissare il cellulare alla bici”, mentre il maglione scozzese rosso e verde “comprato a Prato, dopo la scomparsa di mia moglie”. Ha ribadito la sua linea difensiva: “Massima disponibilità con gli inquirenti, come sempre”.

Intanto, Sergio Resinovich ha presentato un esposto contro i periti della Procura, accusandoli di errori e negligenze: “Troppi errori, omissioni, contaminazione dei reperti che hanno pregiudicato l’accertamento della verità”, ha dichiarato all’Ansa. E aggiunge: “Queste negligenze gravi e inescusabili devono essere oggetto di seria censura e valutazione da parte dell’Ordine competente perché non succeda mai più”. L’uomo intende chiedere “di sentire in merito i professori Vittorio Fineschi e Cristina Cattaneo e il dottor Raffaele Barisani di cui dovranno essere acquisite tutte le osservazioni tecniche depositate al fascicolo e le interviste pubbliche rilasciate”.

Il corpo di Liliana Resinovich era stato ritrovato il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste. Dopo circa un anno di indagini, nel febbraio 2023 la Procura aveva chiesto l’archiviazione del caso ritenendo il suicidio come causa della morte. Ma il giudice per le indagini preliminari, Luigi Dainotti, ha respinto la richiesta, ordinando nuove indagini e una nuova perizia medico-legale, poi affidata alla dottoressa Cristina Cattaneo.

La prima perizia, firmata da Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli, aveva escluso l’intervento di terze persone. Tutt’altra la conclusione a cui è giunta Cattaneo: Liliana sarebbe stata uccisa. Ora il fascicolo è seguito dalla pm Ilaria Iozzi e le indagini proseguono con intensità.
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Nel frattempo, Sebastiano Visintin, l’unico indagato per la morte della moglie, è tornato a Trieste dopo alcuni giorni trascorsi anche in Austria. “Non sto bene – ha affermato – ero in montagna, sono andato a trovare amici, mi sono riposato e ora sto facendo i miei lavoretti”, ha spiegato, riferendosi alla sua attività di arrotino. Ha poi aggiunto: “Liliana manca tanto tanto”. E ha ribadito: “Sono a disposizione, non mi nascondo”.

Per Pasqua ha raggiunto Fano, nelle Marche, ma ha raccontato a Il Piccolo di aver dovuto abbandonare di nuovo la propria abitazione: “Ho gli assalti delle tv – sospira – sono davanti a casa anche di notte… mi suonano il campanello, mi battono la porta, mi aspettano fuori. Non c’è rispetto, a mio avviso questo non è giornalismo”. I suoi legali, Alice Bevilacqua e Paolo Bevilacqua, hanno nominato due periti – uno medico e uno informatico – per rafforzare il suo alibi. In particolare, ha consegnato agli inquirenti dei video registrati con una GoPro la mattina della scomparsa di Liliana.
Ma i filmati, che avrebbero dovuto scagionarlo, sono finiti sotto la lente d’ingrandimento. Lo youtuber Paolo Ferrini, che ha analizzato le sequenze, ha sollevato dubbi: “Ritengo che possano essere state manipolate a posteriori perché all’interno dei filmati c’era qualcosa da eliminare. Me ne sono accorto notando che ad esempio tra il video 450 e il 451, registrati in via Mazzini, vengono percorsi 500 metri in 18 secondi come se la bici di Sebastiano fosse andata a cento all’ora. Nei video 455 e 456 vengono percorsi in via Bonomea 800 metri in tredici secondi, che corrispondono a 250 chilometri orari. Ho inviato il mio studio all’autorità giudiziaria”. I filmati, da potenziale prova a favore, rischiano ora di diventare un boomerang: i tempi non coincidono, e le incongruenze aumentano.