“Stiamo registrando molti casi in Paesi con servizi sanitari deboli e questo mi preoccupa. La situazione Coronavirus può evolvere in pandemia e alcuni dicono che siamo quasi vicini a questo. Può essere vero, la situazione può peggiorare e diventare una pandemia. Ci sono paesi però che hanno mostrato che questo virus può essere contenuto, quindi non dobbiamo arrenderci e adottare un approccio globale”. Lo ha affermato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra sul coronavirus.
“Con l’influenza – ha spiegato – c’è una diffusione del virus incontrollabile. Dall’H1N1 fu colpito quasi 1 miliardo di persone. Se la situazione cambierà, sulla base di evidenze scientifiche, non avremo problemi a farlo, ma non siamo ancora a questo punto, anche se ci sono molti segnali preoccupanti, come il fatto che il virus si stia diffondendo in Paesi con servizi sanitari deboli. Ma non per questo dobbiamo rinunciare fino all’ultimo sforzo”. Continua dopo la foto
Scrive l’ISS che l’età media dei pazienti deceduti è 81 anni: e che ci sono 20 anni di differenza tra l’età media dei deceduti e quella dei pazienti positivi al virus. La maggior parte dei decessi — 42.2% — si è avuta nella fascia di età tra 80 e 89 anni; il 32.4% dei decessi erano tra 70 e 79; l’8.4% erano tra 60 e 69; il 2.8% tra 50 e 59 e il 14.1% sopra i 90 anni. Le donne decedute dopo aver contratto il virus hanno un’età più alta degli uomini. L’età mediana per le donne è 83.4, l’età mediana per gli uomini è 79.9. I pazienti morti dopo esser risultati positivi al Coronavirus sono in maggioranza uomini. Continua dopo la foto
In più di due terzi dei casi i morti con il Coronavirus avevano tre o più patologie preesistenti: il numero medio di patologie osservate è di 3.4. Con maggior precisione: il 15.5% del campione non presentava patologie, o ne aveva una soltanto; il 18.3% ne presentava 2; il 67.2% ne presentava 3 o più patologie. L’ipertensione era presente nel 74,6% del campione, seguita dalla cardiopatia ischemica (70,4%) e dal diabete mellito (33,8%). Continua dopo la foto
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Gli studi epidemiologici condotti finora spiegavano che il rischio di morte aumenta con l’età (per gli over 80 arriva al 14,8%) e a causa di condizioni mediche preesistenti, secondo percentuali di rischio variabili (+10,5% per i cardiopatici; + 7,3% per i diabetici; +6,3% per chi soffre di malattie respiratorie croniche; + 6% per chi è iperteso; fino a un +5,5% per chi ha un tumore).
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