Un dramma che diventa sempre più un giallo fitto di domande senza risposta. La morte della piccola Giulia, la bambina di soli nove mesi che sarebbe stata sbranata dal pitbull di famiglia Tyson, continua a sollevare dubbi inquietanti. Il padre della bambina, Vincenzo Loffredo, è indagato per omicidio colposo e omessa vigilanza del cane, mentre emergono nuovi elementi che rendono ancora più complessa la ricostruzione della vicenda: telecamere di sorveglianza, incongruenze nei racconti, esami tossicologici, un’ora e mezza di buio, il mistero del microchip mancante e sorprendenti risultati veterinari.
Secondo quanto dichiarato da Loffredo, la tragedia si sarebbe consumata tra le 22.30 e le 23.45 di sabato scorso, all’interno dell’appartamento della famiglia, situato in un condominio popolare del rione Ice Snei ad Acerra. Il giovane 25enne ha raccontato che si trovava da solo in casa con la figlia mentre la compagna Angela era al lavoro in una pizzeria.
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Bimba morta per il pitbull: nuova notizia scioccante
Ha riferito di essersi addormentato alle 22, con la bambina accanto nel letto matrimoniale, e di essersi svegliato solo un’ora e mezza dopo, trovando la figlia ormai esanime sul pavimento, con ferite al viso e al cranio. Il racconto, però, non convince: com’è possibile non essersi accorto dell’attacco? Perché non ha sentito il cane ringhiare o la bambina piangere?
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“Lavoro in un bar di un distributore di benzina e faccio il turno dalle 5 del mattino alle 14. Evidentemente sono crollato dal sonno senza portare Giulia nella culla”, ha spiegato il giovane padre. Tuttavia, gli esami tossicologici hanno rivelato la presenza di hashish nel suo sangue, mentre è risultato negativo a cocaina, oppiacei e alcol.
Un altro elemento che desta sospetti è la prima versione dei fatti fornita da Vincenzo al pronto soccorso: quando ha portato la piccola alla clinica Villa dei Fiori, dopo la mezzanotte, ha detto che era stata aggredita da un cane randagio. Solo più tardi ha cambiato versione, parlando del pitbull di casa.
Per chiarire la dinamica della tragedia, gli inquirenti hanno acquisito le immagini delle telecamere situate davanti al rione Ice Snei. L’obiettivo è verificare se il padre fosse davvero in casa o se si sia allontanato, magari per fumare una sigaretta, lasciando la figlia sola con il cane.
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E proprio Tyson, il pitbull di 25 kg sospettato di aver attaccato la bambina, presenta un altro grande enigma: non ha alcuna traccia di sangue in bocca. Gli esami veterinari eseguiti sull’animale, affidato all’Asl Napoli 2 Veterinaria, non hanno rilevato segni di sangue umano nel cavo orale del cane, né su denti o gengive. Gli esperti spiegano che questo potrebbe essere normale, in quanto il cane potrebbe essersi pulito la bocca. Tuttavia, la mancanza di un microchip identificativo rende impossibile ricostruire la sua storia e il suo passato.
Mentre il pitbull è sotto osservazione, emergono anche le accuse dei nonni materni della bambina, che hanno più volte detto alla coppia di allontanare l’animale dall’appartamento. Intanto, ieri è iniziata l’autopsia sul corpo della piccola Giulia. Secondo le prime indiscrezioni, la causa della morte potrebbe essere stata la rottura del collo. Ulteriori esami, compresi quelli sulle feci del cane, potrebbero fornire nuovi elementi per stabilire con certezza la responsabilità di Tyson nella tragica vicenda. Mentre si attendono i risultati definitivi, restano tanti interrogativi aperti: cosa è successo realmente quella notte? Il cane è davvero il responsabile o ci sono altri dettagli che devono ancora emergere?