Da giorni aleggia un misterioso silenzio intorno a Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich, la donna scomparsa nel dicembre 2021 e ritrovata senza vita poche settimane dopo, nel gennaio 2022, in un boschetto nei pressi di Trieste. Un caso mai risolto, che ha diviso opinione pubblica e investigatori, e che nelle ultime settimane ha conosciuto nuovi sviluppi. L’uomo, protagonista suo malgrado dell’inchiesta, sembra essere svanito nel nulla: non si troverebbe nella sua abitazione di Trieste da domenica scorsa e, secondo le prime ricostruzioni, non avrebbe mai fatto ritorno dall’Austria, dove aveva detto di voler trascorrere il weekend.
Una sparizione che ha alimentato l’attenzione mediatica e spinto giornalisti e troupe televisive a presidiare la sua casa nella speranza di intercettarlo o raccogliere qualche informazione utile dagli altri residenti del palazzo. Tuttavia, nel pieno della frenesia, è arrivata una foto: un selfie inaspettato, trasmesso alla redazione della trasmissione Ore 14 di Rai 2. Nello scatto, Visintin appare sorridente, in abbigliamento sportivo da ciclista, mentre posa accanto a un cartello turistico a Tarvisio. Accanto all’immagine, un messaggio breve ma eloquente: “Da Tarvisio tutto bene”. Un atteggiamento sereno, quasi sfrontato, considerata la tempistica: proprio in questi giorni, infatti, è stato raggiunto da un avviso di garanzia per omicidio.
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Omicidio Liliana Resinovich, il selfie del marito in tv
“Mi aspettavo questo avviso di garanzia, ma sono sereno e tranquillo”, ha dichiarato sempre a Ore 14, lasciando intendere di non sentirsi minacciato dall’evoluzione delle indagini. Eppure, il quadro che emerge dagli ultimi accertamenti giudiziari è tutt’altro che rassicurante. Nella sua abitazione, infatti, la Polizia ha sequestrato numerosi oggetti, tra cui una felpa gialla, guanti arancioni e un’impressionante collezione di circa 700 tra coltelli e forbici. Materiale che ora è al vaglio degli investigatori, ma che ha inevitabilmente riacceso le polemiche e i sospetti su Visintin.

Durante la trasmissione sono intervenuti anche Claudio Sterpin, amico molto vicino a Liliana, e Sergio Resinovich, fratello della vittima. Entrambi hanno espresso soddisfazione per la nuova direzione intrapresa dalla Procura triestina. “Siamo in colpevole ritardo – ha detto Sterpin – questo avviso di garanzia sarebbe dovuto arrivare tre anni fa. Ringrazio oggi la Procura, finalmente guidata da chi vuole arrivare alla verità. È ormai evidente che si tratta di un omicidio”.
Dello stesso parere anche Sergio Resinovich: “Sono contento che siano ripartite le indagini con questa nuova Procura. Mi auguro si possa finalmente arrivare alla verità. L’unico a possedere un movente era il marito, inutile raccontarsi storie. Pochi giorni dopo la scomparsa mi disse ‘senza Lilly non riesco a vivere, ho 500 euro di pensione’. Gli risposi di non preoccuparsi del denaro, ma di cercarla”.


Nonostante l’inquietante quadro che si va delineando, sul piano giudiziario la situazione sembra ancora in fase di stallo. La Procura mantiene il massimo riserbo, non trapelano dettagli dalle indagini e, stando a quanto riferiscono i legali di Visintin, al momento non sarebbe stato disposto alcun provvedimento nei suoi confronti, né tantomeno una convocazione per interrogarlo. Resta dunque da capire se l’allontanamento dell’uomo sia frutto di un momentaneo bisogno di isolamento o un segnale più allarmante legato all’inchiesta.
La morte di Liliana Resinovich continua così a restare un enigma. Tra testimonianze, colpi di scena e ritardi investigativi, la verità sembra ancora lontana. Ma il nuovo corso dell’indagine, insieme all’interesse costante dell’opinione pubblica, potrebbe finalmente portare alla luce cosa è davvero accaduto alla donna scomparsa nel cuore dell’inverno triestino e trovata senza vita in circostanze mai del tutto chiarite.