Andrea Sempio, 37 anni, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi è stato nella Caserma Montebello di Milano, dove era entrato alle 9.30 per effettuare il test del dna (dopo aver rifiutato di farlo spontaneamente) su ordine dell’autorità giudiziaria. Il 37enne, che da giovane era amico del fratello di Chiara Poggi, è stato circondato dai giornalisti, non ha rilasciato dichiarazioni ed è stato scortato a fatica dai carabinieri fino al taxi che lo ha riportato a casa.
Come riporta l’Ansa, il suo legale, Massimo Lovati, si è fermato brevemente a rispondere ai giornalisti. Sullo scontrino conservato per un anno ha poi sbottato: “Ma è tutta roba superata, cose già archiviate, tutto superato”. Alla fine ha anche precisato il pensiero sulla “macchinazione”: “L’istruttoria è stata una macchinazione organizzata dagli investigatori degli avvocati difensori di Stasi, che clandestinamente gli hanno prelevato il dna“.
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Chiara Poggi, perché Andrea Sempio si è rifiutato di sottoporsi al test del dna
A riaprire il caso sull’omicidio di Chiara Poggi, per il quale è stato condannato il fidanzato Alberto Stasi, è una nuova consulenza, affidata a un tedesco esperto in genetica, che avrebbe rilevato una corrispondenza tra le tracce genetiche trovate sotto le unghie della vittima e il Dna dell’indagato. In un primo momento Andrea Sempio ha negato l’assenso all’esame e in molti si sono chiesti il perché. Alla domanda ha risposto il legale del 37enne.

“Non si è sottoposto volontariamente al test perché volevamo un’ordinanza del gip, una persona terza”, ha dichiarato il legale del 37enne, Massimo Lovati, all’uscita dalla caserma Montebello. Una scelta, ha spiegato l’avvocato ai giornalisti, dettata dall’esigenza di avere un giudizio imparziale e non condizionato da pressioni esterne.


L’avvocato ha anche spiegato che “l’indagine del 2017 è stata frutto di una macchinazione, non vorrei che lo sia ancora dopo otto anni”. Una macchinazione, ha aggiunto, “organizzata dagli investigatori dello studio degli avvocati difensori di Stasi, che clandestinamente hanno preso il Dna di Andrea”. Nell’ambito delle indagini sono già stati ascoltati alcuni di coloro che, all’epoca del delitto, facevano parte della compagnia di Marco Poggi e Andrea Sempio, che conoscevano anche la vittima.