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Sono passati 20 anni dall’omicidio di Marta Russo: un fatto che ha sconvolto l’Italia. Unici imputati (e condannati) del delitto furono Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro. Dopo aver scontato la pena ecco come sono diventati e che cosa fanno oggi

 

Sono passati 20 anni dal 9 maggio 1997, quando Marta Russo studentessa di soli 22 anni venne colpita da un colpo vagante, presumibilmente, partito dalla facoltà di giurisprudenza della Sapienza di Roma. La ragazza morì dopo 5 giorni di agonia, senza mai riprendere conoscenza. Ancora oggi, tutti ricordiamo molto bene questa tragedia. Unici indiziati per i fatti furono Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, all’epoca assistenti universitari della cattedra di filosofia del diritto. Anni di indagini non sono riusciti a far piena luce sui fatti, così come si sono realmente svolti. I due ragazzi che all’epoca avevano circa 30 anni si sono sempre dichiarati innocenti, una prova schiacciante non è mai stata presentata, ma tutto portava a loro e rimasero comunque gli unici possibili colpevoli di tale fatto. Sulla base di questo furono condannati per omicidio colposo preterintenzionale. Nel 1999 Scattone venne condannato in primo grado a 7 anni di carcere per omicidio colposo e possesso di arma da fuoco (mai trovata), mentre Ferraro a 4 anni per favoreggiamento e possesso illegale di arma da fuoco (mai trovata). (continua dopo la foto)



La tesi finale fu che Scattone sparò per sbaglio un colpo da una pistola che aveva portato all’ università. La condanna fu confermata in appello ma poi annullata dalla Corte di Cassazione per ‘manifesta illogicità’. La giustizia ha condannato nel 2003, per omicidio colposo aggravato a 5 anni e 4 mesi Giovanni Scattone, all’epoca dei fatti dottorando di filosofia del diritto. Per la morte di Marta venne inoltre condannato per favoreggiamento all’omicidio Salvatore Ferraro, con una pena di 4 anni e 2 mesi, che dal 2005 finì di scontare agli arresti domiciliari. Il movente non fu mai chiaro, se ne sono dette tante: forse per uno stupido gioco il colpo sarebbe partito per errore e una serie di rimbalzi (provati dai rilievi) fecero arrivare il proiettile Marta Russo. Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro hanno pagato con la detenzione per omicidio colposo e favoreggiamento. Dopo 20 anni i due imputati che fine hanno fatto? (continua dopo le foto)

  

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Oggi Giovanni Scattone lavora come insegnante di filosofia a Roma. Nel 2011 come supplente presso il liceo scientifico Cavour poi all’Einaudi di Roma. Ha dovuto rinunciare a diverse opportunità per tutto quello strascico di fatti che inevitabilmente hanno segnato la sua esistenza. Ha lavorato come traduttore, editor e giornalista. Oggi ha 49 anni, è sposato con Cinzia Giorgio dal 2001 e conduce una vita ‘normale’. Dopo la condanna Ferraro ha militato nelle file del partito radicale. Ha avuto ruoli all’interno dello stesso partito, ma anche presso la Camera dei Deputati come consulente. Ha scritto libri, spettacoli e fa battaglie per i riconoscimenti dei diritti dei più deboli e di chi ha subito ingiustizie e maltrattamenti con la sua associazione ‘Il detenuto ignoto’. Ha fondato con altri detenuti la band ‘Presi per caso’ per la quale scrive i brani. Anche per lui, comunque, la vita non è stata facile dopo i fatti di quel maggio del ’97. Dovrà pagare tutte le spese del giudizio e della detenzione carceraria, circa 300 mila euro: fanno parte della pena. Lavora come avvocato.

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