Omicidio di Avetrana, il caso può essere riaperto. Ci sono novità importanti sul caso di Sarah Scazzi, la 15enne uccisa per cui sono state condannate all’ergastolo la zia Cosima Serrano e la cugina Sabrina Misseri, mentre lo zio Michele Misseri è stato condannato a 4 anni per occultamento di cadavere e alterazione delle prove. La puntata di ieri sera de Le Iene, in onda su Italia 1, è tornata a trattare il caso.
L’inviato Alessandro Sortino si è recato nuovamente nel comune pugliese, teatro dei tragici fatti dell’agosto 2010, per intervistare ancora una volta Michele Misseri, lo zio di Sarah Scazzi. Misseri, infatti, continua a proclamarsi unico responsabile dell’assassinio della nipote quindicenne, senza mai aver modificato la sua versione dei fatti. Il motivo del ritorno delle telecamere nella cittadina è legato a un appello lanciato dallo stesso Misseri: chiede che il caso venga riaperto affinché lui possa essere condannato per l’omicidio e, di conseguenza, vengano scarcerate sua moglie, Cosima Serrano, e la figlia Sabrina Misseri.
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Una nuova prova per la richiesta di revisione del processo
Michele Misseri fu inizialmente indagato in seguito al ritrovamento del cellulare della giovane Sarah, un elemento che suscitò fin da subito molte perplessità. Dopo una prima condanna nei suoi confronti, emerse la testimonianza di un altro soggetto – in seguito ritenuto poco credibile al punto da finire sotto inchiesta per falsa testimonianza – che coinvolse anche la moglie e la figlia di Misseri.

Le due donne, nei successivi gradi di giudizio, furono riconosciute colpevoli dell’omicidio e condannate all’ergastolo. Michele, invece, fu condannato a quattro anni di carcere per occultamento di cadavere e alterazione delle prove. Anche oggi, da uomo libero, continua a sostenere di essere stato l’unico responsabile del delitto.


Sul fronte delle novità, gli avvocati di Cosima Serrano e Sabrina Misseri starebbero preparando una nuova richiesta di revisione del processo. A sostegno della loro innocenza, sarebbe stata individuata una prova ritenuta potenzialmente decisiva e forse mai adeguatamente considerata all’epoca: alcune fotografie scattate “il giorno successivo alla confessione di Michele Misseri” – come spiega la criminologa Roberta Sacchi durante l’intervista a Le Iene – dal professor Strada. Queste immagini mostrerebbero “una lesione e un graffio al livello del braccio e altre due lesioni che si stanno rimarginando tipiche di unghiature e riferibili a 40 giorni prima rispetto all’osservazione”.
A questo proposito, Michele Misseri ha raccontato: “Praticava con le mani, voleva graffiarmi dopo che ho messo la corda”, confermando inoltre che “quando mi visitò [il professor Strada] notò le unghiature e mi disse che erano compatibili con 40 giorni prima”. Tuttavia, torna a puntualizzare la dottoressa Sacchi, “il professor Strada non ha fatto tamponi sotto alle unghie di Sarah Scazzi per verificare se ci fosse DNA”.
In seguito, dopo che Misseri cambiò versione accusando la figlia, lo stesso professor Strada tornò in carcere e “precisò che le lesioni erano, viceversa, compatibili con dei segni che si sarebbe prodotto con dei rami che ha incidentalmente urtato nel suo lavoro campestre”.
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