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Cani e gatti sono considerati per lo Stato solo “cose”. Si possono anche pignorare!

  • Italia

Parte da Change.org la petizione contro il pignoramento degli animali domestici come fossero beni di consumo sequestrabili. A parlare è Tessa Gelisio che dichiara “In Italia cani, gatti e tutti gli altri animali domestici rischiano di essere pignorati e di andare all’asta come un televisore. La legge italiana continua a considerare gli animali da compagnia come ‘cose’, ignorando la dimensione affettiva dell’animale e del padrone e il rapporto che li lega.”

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A rischio milioni di animali continua: “Sono oltre 25 milioni di Italiani che vivono con un animale domestico e rischiano di perderlo per sempre a causa di un pignoramento dovuto a debiti con lo Stato o privati. Per questo ho deciso di lanciare la petizione #giulezampeper chiedere al Governo e al Presidente Renzi di non considerare più gli animali domestici come semplici oggetti e, per questo, pignorabili o sequestrabili.” Non sono beni come oggetti inanimati spiega la conduttrice “Gli animali domestici sono veri e propri membri della famiglia. Le loro esigenze e l’affetto che li lega ai loro padroni devono essere rispettati. Con #giulezampe chiediamo al Governo italiano e ai legislatori di dare  con urgenza – visto il crescente numero dei pignoramenti nel paese in crisi – il giusto valore agli animali domestici nel contesto del codice civile e penale con specifiche leggi che li distinguano chiaramente dalle proprietà sequestrabili e pignorabili. 

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Un concetto di civiltà che Paesi come l’Austria e la Germania hanno già fatto proprio, affermando che gli animali non sono cose e che dunque non sono pignorabili.” E l’attacco è ad un cavillo della costituzione “Se l’art. 514 del codice di procedura civile vieta il pignoramento dei beni che hanno valore affettivo, come la fede nuziale, per evitare forme di pressione psicologica sul debitore, non è più possibile invece ritenere pignorabile un animale domestico che da anni vive insieme al suo proprietario. Il pignoramento deve colpire il patrimonio del debitore e non i suoi sentimenti!” 

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