“Mi hanno appena detto che dovrò lasciare il servizio operazioni e sarò destinato a un ufficio amministrativo. Sono amareggiato, ma sono un militare e dunque eseguo gli ordini». A parlare è Gregorio De Falco, l’ufficiale della Marina militare che è passato alla storia per avere intimato a Francesco Schettino di risalire a bordo della Costa Concordia durante il tragico naufragio all’Isola del Giglio. Quel “Salga a bordo, ca…” aveva in sé un richiamo all’eroismo, ai doveri di ogni comandante che, narrano regole secolari, deve essere l’ultimo ad abbandonare la nave in caso di incidente.

Da uomo di Stato, De Falco dichiara che “eseguirò gli ordini, ma sono convinto di essere vittima del mobbing” e non esclude il ricorso ad azioni legali. Non risparmia la polemica, legittima, quando ricorda che, nel frattempo, Schettino è addirittura stato invitato a parlare alla Sapienza. Lui si sente tradito, uno da rottamare: “Il nuovo incarico che mi hanno assegnato cancella in un attimo dieci anni della mia vita e della mia professione. Ho lavorato in un’area operativa e, nell’ultimo anno, con funzioni di comando”. E il nuovo incarico, controllo di gestione e relazioni esterne, non ha un grande appeal al punto che i suoi colleghi lo considerano il tipico luogo per pre-pensionati o principianti. “Non voglio dismettere la divisa – spiega De Falco- perché è una delle ragioni della mia vita. Adesso però sono costretto a pensarci”.