Accertato che Fortuna Loffredo, la bimba di sei anni morta cadendo dal balcone, ha subito abusi sessuali, si è rafforzato un dubbio nella mente dei residenti in quel rione di Caivano, nel Napoletano. Un dubbio atroce. Perché già da giugno, quando è avvenuta la morte della piccola Fortuna, si mormorava di un caso analogo. Una disgrazia troppo simile, per giunta verificatasi nello stesso modo, nello stesso luogo maledetto. Vittima, un anno e mezzo fa, il fratellino della sua migliore amica: Antonio Giglio, quattro anni, volato anche lui dagli ultimi piani. Sua madre, Marianna Fabozzi, 30 anni, è indagata – ma dalla procura di Napoli, e i due fascicoli restano distinti – per omicidio colposo, per non aver vigilato. Però Marianna è anche stata l’ultima a vedere, in casa sua, Fortuna, che era andata a giocare con l’amichetta. Ma ha sempre dato versioni ritenute contrastanti su questo elemento. Poi Marianna, forse vittima dell’ostracismo del rione, ha abbandonato quella casa, lasciando lì sua figlia con la nonna. Un rione pieno di bambini, ma in gran parte abbandonati a se stessi, si lamentano i residenti. C’è degrado, dicono tutti. E ne sono convinti anche magistrati e carabinieri che rilevano “un atteggiamento diffuso di omertà e paura” ed è proprio questo che li spinge a indagare in modo diverso, accantonando l’ipotesi iniziale della morte accidentale. I residenti, madri e padri, non si danno pace. Devono psicologicamente affrontare due casi di bambini strappati alla vita.